sabato 17 settembre 2022

FUGGITA DA SATANA

 


MICHELA 

La mia lotta per scappare dall'Inferno


Le "litanie" delle maledizioni

• periodo più intenso era comunque quello del] Settimana Santa. Si trattava davvero di un'<<odissea>>perché i riti si susseguivano ogni notte, con modalità diverse, e noi ne uscivamo a pezzi. Cinque giorni e seguito, dal mercoledì alla domenica, nei quali vivevo in un clima di follia umana, continuamente in preda alla droga - la cocaina e le gocce della Dottoressa - che assumevo anche durante le cerimonie. In quella settimana non c'erano rapporti con l'esterno, non lavoravo. Il rito andava avanti fino alle sette-otto del mattino, poi rientravo a casa della Dottoressa e restavo con lei in questa atmosfera diabolica fino alla sera, quando tornavamo nella cripta.

Era un periodo particolarmente dedicato ai rapporti sessuali con gli animali. In queste cerimonie, come in quelle dei santi, c'era una particolarità: mentre normalmente veniva raccolto e messo nel calice soltanto il sangue dell'animale sacrificato (uccello, cane, caprone...), qui veniva strappato dal petto il cuore dell'animale e lo si metteva nel calice, per bruciarlo poi a cerimonia ultimata. Il culmine si raggiungeva nelle notti fra il Venerdì e il Sabato Santo e fra il Sabato Santo e la Domenica di Pasqua: per noi in quei momenti Cristo era morto e Satana era il vincitore.

Due ulteriori circostanze le ricordo molto bene. La notte fra il 14 e il 15 agosto 1996 vidi l'iniziazione di un'altra ragazza, che dal corpo sembrava molto giovane. Il rito fu pressoché simile al mio ed ebbi la sensazione che anche lei fosse stata introdotta nella setta dalla Dottoressa, in quanto aveva con lei il medesimo comportamento che l'anno precedente aveva tenuto con me.

Tra fine ottobre e inizio novembre, ossia nelle notti precedenti Halloween (31 ottobre) e la memoria dei Defunti (2 novembre), c'era poi l'unico appuntamento in un cimitero, dove profanavamo delle tombe e ne rubavamo le ossa, facendo uno specifico rituale che alla fine le distruggeva.

Qualche volta mi è anche capitato di partecipare a un rito in una struttura che sembrava una piccola chiesa. Recentemente ne ho avuto una spiegazione, leggendo la denuncia dell'esperto padre Francesco Bamonte: «Nel corso delle vendite di varie cappelle non più utilizzate per il culto, è accaduto che qualcuna di esse sia stata acquistata proprio da individui che, nascondendo la loro appartenenza a gruppi di satanisti, le hanno poi utilizzate (e utilizzano tutt'ora!) per i loro riti nefandi».

Sulla quantificazione del problema, nel 1998 è intervenuto anche il Dipartimento di Pubblica Sicurezza, con un Rapporto su sette religiose e nuovi movimenti magici in Italia nel quale si segnalava: «Stante la naturale tendenza dei gruppi satanisti a operare clandestinamente, le proiezioni numeriche sono vieppiù incerte, tanto più che le informazioni in merito sono spesso acquisite indirettamente e come tali impossibili da riscontrare... È comunque innegabile che, un po' dovunque, siano state e continuino a essere rinvenute, in zone di campagna (all'aperto, in grotte, in cappelle sconsacrate) o in periferie urbane (edifici in rovina, strutture dismesse, locali abbandonati), tracce che testimoniano l'avvenuta celebrazione, rigorosamente nottetempo, di cerimonie a sfondo satanico».

In ogni cripta o grotta dove venivano svolte le messe nere c'erano sempre moltissimi "santini": oltre a quelli dei santi che ho già citato, vedevo tante immagini della Madonna, nei suoi diversi titoli (è stato lì che ho visto per la prima volta la Regina della Pace venerata a Medjugorje!). C'erano anche le fotografie di uomini e donne di Chiesa: Giovanni Paolo II era fisso, qualche volta ho visto madre Teresa di Calcutta, e poi c'erano vari altri che non conoscevo, alcuni dei quali erano anche stranieri.

Al centro di questa particolare attenzione c'erano diversi esorcisti, di cui il Sacerdote di Satana ha l'elenco e le fotografie: l'allora arcivescovo Emmanuel Milingo, il vescovo Andrea Gemma, il defunto padre Candido Amantini, don Gabriele Amorth, padre Matteo La Grua. Ce n'erano altri ancora, dei quali non ricordo più i nomi. Era come una litania dei santi al contrario. Si proclamavano i loro nomi e si lanciavano maledizioni: «Che tu non possa più esercitare», «Che ti colga una malattia mortale»... Insomma "gliele tiravamo", come si dice a Roma! Per ciascuno di loro il Sacerdote prendeva la foto, la mostrava al semicerchio di adepti e la bruciava nel braciere, guardandola con attenzione.

Allo stesso modo venivano trattati i fuoriusciti, quelli che avevano abbandonato la setta. I loro nomi venivano maledetti e io stessa oggi posso testimoniare che qualche effetto si manifesta. La costanza e la fedeltà che gli adepti hanno nella persecuzione degli "ex" sono inesauribili. Ci sono due-tre momenti l'anno un po' più intensi in cui passo delle nottate "animate". Per esempio ho la sensazione che gli ossicini del corpo mi si rompano a uno a uno, come se qualcuno me li spezzasse. Oppure c'è qualche mobile che si sposta da una parte all'altra. E allora mi dico che a me piace ogni tanto modificare la disposizione dell'arredamento e dunque l'Eterno Padre permette che ciò accada, così da evitare che lo faccia io col rischio di beccarmi il mal di schiena...

Non venivano risparmiate nemmeno le vittime delle cosiddette "stragi del sabato sera". A un certo punto della messa nera c'era un confratello che passava al Sacerdote una lista con i nomi delle persone che erano morte in tutta Italia a causa di incidenti stradali nel sabato precedente. Lui le leggeva e a ogni nome c'era un boato da parte nostra. Sembrerà assurdo, ma noi sentivamo un moto d'orgoglio, perché consideravamo quei giovani - dei quali la maggior parte era morta sotto l'effetto di droga - come dannati, in quanto ci sembrava difficile che la loro anima fosse andata in paradiso. Per i satanisti sono infatti seguaci impliciti del demonio anche tutti quelli che decidono volontariamente di distruggersi mediante la droga, oppure quelli che mercificano il proprio corpo attraverso i rapporti sessuali. Ogni sabato notte consacravamo in modo indiretto tutti costoro e in particolare offrivamo a Satana i giovani che sarebbero morti durante quelle ore. Era insomma come un rituale in due tempi. Nella prima parte venivano proclamati i nomi di quelli morti il sabato sera precedente. Si sentivano cognomi di regioni diverse, mediamente da tre-quattro fino a una decina, e non c'è mai stata una circostanza nella quale non ci fosse almeno un nome. Nella seconda parte venivano invece consacrate tutte le persone che sarebbero morte quella notte dopo la discoteca, sotto l'effetto di droga e alcol. Non si trattava di una maledizione generica, ma di una vera e propria sequenza specifica. A ripensarci oggi, mi risulta sconvolgente che - come i cattolici affidano le anime dei morenti a Dio - così noi affidavamo quelle anime a Satana.

 

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