sabato 12 settembre 2020

IL PURGATORIO NELLA RIVELAZIONE DEI SANTI



LE PENE DEI, PURGATORIO E IL LORO RIGORE 

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Pena del danno e pena del senso

V'è nel Purgatorio, come nell'Inferno, doppia pena, quella del  danno, che consiste nella privazione di Dio, e quella del senso.  La pena del danno è senza paragone più grande, ed è tanto più  intensa in quantochè quelle anime vivendo nell'amicizia di Dio;  sentono più forte il bisogno di unirsi a lui (Id.). La Chiesa non si è mai pronunziata sulla natura della pena del senso. Nel  Concilio di Firenze fu lungamente dibattuta anche questa  questione fra i Greci e i Latini, ma per non porre ostacolo alla  desiderata unione delle due Chiese, nulla venne deciso. Però  siccome tutti i teologi insegnano che questa pena è quella del  fuoco, come pei dannati, sarebbe temerità allontanarsi da tale  opinione. 

Secondo S. Gregorio Magno, S. Agostino e S.  Tommaso, questo fuoco è sostanzialmente uguale a quello  dell'Inferno: la differenza consiste solo nella durata. Agli  insegnamenti dei Padri e dei Teologi, fanno eco gli  insegnamenti dei Mistici e le rivelazioni dei Santi. Nella storia  del Padre Stanislao Choscoa, domenicano, leggiamo il fatto  seguente (Brovius, Hist.Hist, de, Pologne, année 1590). Un  giorno, mentre questo santo religioso pregava per i defunti,  vide un'anima tutta divorata dalle fiamme, alla quale avendo  egli domandato se quel fuoco fosse più penetrante di quello  della terra: - Ahimè!, rispose gridando la misera, tutto il fuoco  della terra paragonato a quello del Purgatorio è come un soffio  d'aria freschissima. - E come ciò è possibile? soggiunse il  religioso. Bramerei farne la prova a condizione che ciò  giovasse a farmi scontare una parte delle pene che dovrò un  giorno soffrire in Purgatorio. - Nessun mortale, replicò allora  quell'anima, potrebbe sopportare la minima parte di quel fuoco  senza morirne all'istante tuttavia se tu, vuoi convincertene,  stendi la mano: - Il padre, senza sgomentarsi, porse la mano,  sulla quale il defunto avendo fatto cadere una goccia del suo sudore, o almeno di un liquido che sembrava tale, ecco all'improvviso il religioso emettere grida acutissime e cadere in  terra tramortito, tanto era grande lo spasimo che provava.  Accorsero i suoi confratelli, i quali prodigarono al poveretto  tutte le cure, finché non ottennero che ritornasse in sé. Allora  egli pieno di terrore raccontò lo spaventoso avvenimento, di cui  egli era stato testimone e vittima, conchiudendo il suo discorso  con queste parole – Ah! fratelli miei, se ognuno di noi conoscesse il rigore dei divini castighi, non peccherebbe  giammai facciamo penitenza in questa vita, per non doverla poi  fare nell'altra, perché terribili sono quelle pene; combattiamo i nostri difetti, e correggiamoli, e specialmente guardiamoci dai  piccoli falli, poiché il Giudice divino ne tiene stretto conto. La  maestà divina è tanto santa che non può soffrire nei suoi eletti  la minima macchia. - Dopo di che si pose in letto, ove visse per  lo spazio di un anno in mezzo ad incredibili sofferenze  prodottegli dall'ardore della piaga che gli si era formata sulla  mano. Prima di spirare esortò nuovamente i suoi confratelli a  ricordarsi dei rigori della divina giustizia, e quindi morì nel  bacio del Signore. 

Lo storico soggiunge che questo esempio  terribile rianimò il fervore in tutti i monasteri, e che i religiosi  si eccitavano a vicenda nel servizio di Dio, affine d'essere salvi  da così atroci supplizi. - Un fatto quasi uguale avvenne alla  beata Caterina da Racconigi (Diario Domenicano, Vita della  Beata, 4 Sett.). Una sera, mentre ella assalita dalla febbre stava  coricata in letto si mise a pensare agli ardori del Purgatorio, e  secondo la sua abitudine, rapita di lì a poco in estasi, fu  condotta da nostro Signore in quel luogo di pena. Mentre  osservava con terrore quegli ardenti bracieri e quelle fiamme  divoratrici, in mezzo alle quali son trattenute le anime che  hanno ancora da espiare qualche fallo, udì una voce che le  disse: - Caterina, affinché tu con maggior fervore possa  procurare la liberazione di queste anime, sperimenterai per un  istante nel tuo corpo le loro sofferenze. - In questo mentre una  favilla di quel fuoco andò a colpirla nella guancia sinistra: le  consorelle che si trovavano vicino a lei per curarla videro  benissimo questo fatto, e nel tempo stesso osservarono con  orrore che il viso di lei si gonfiò in maniera spaventosa,  mantenendosi poi per più giorni in quello stato. 

La Beata  raccontava alle sue sorelle che tutti i patimenti da lei sofferti  fino a quel momento (ed erano stati molti), erano nulla a  paragone di quello che le faceva soffrire quella scintilla. Fino a quel giorno erasi sempre occupata in modo tutto speciale di  sollevare le anime purganti, ma da allora in poi raddoppiò il  fervore e l'austerità per accelerare la loro liberazione, poiché  sapeva ormai per esperienza il gran bisogno che quelle hanno  d'essere sottratte ai loro supplizi.

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Sac. Luigi Carnino

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