La Battaglia Finale del Diavolo
Il 13 ottobre 1962, il giorno successivo all’arrivo dei due osservatori Comunisti presso il Concilio e nell’esatto anniversario del Miracolo del Sole a Fatima, la storia della Chiesa e del mondo mutò radicalmente, per colpa di un avvenimento apparentemente insignificante. Il Cardinale Francese Lienart, in quello che è diventato un incidente piuttosto famoso, prese il microfono e chiese che la lista dei candidati proposti dalla Curia Romana per presiedere le commissioni del Concilio venisse azzerata, e che ne venisse compilata una nuova. La richiesta fu accettata e l’elezione delle commissioni fu ritardata. Quando si tenne l’elezione, finalmente, i progressisti furono eletti a maggioranza, o quasi, in tutte le commissioni conciliari – molti di questi candidati figuravano proprio tra le fila di quegli “innovatori” che erano stati condannati da Papa Pio XII. Gli schemi preparatori, che erano stati compilati in maniera tradizionale per il Concilio, furono gettati via ed il Vaticano II cominciò, letteralmente, senza una vera e propria scaletta dei lavori, lasciando la strada aperta ai nuovi documenti scritti dai liberali.
È ben noto e superbamente commentato129 che una claque di periti e di Vescovi progressisti procedette a pilotare il Concilio Vaticano II con lo scopo di rifondare la Chiesa a loro immagine, attraverso l’instaurazione di una “nuova teologia”. Sia i critici che i sostenitori del Vaticano II concordano su questo punto. Nel libro Il Vaticano II rivisto, il Vescovo Aloysius J. Wycislo (strenuo avvocato difensore della rivoluzione attuata dal Concilio Vaticano II) dichiara, con malcelato entusiasmo, che “i teologi e gli studiosi biblici che erano rimasti nascosti ‘nell’ombra’, risorsero come periti (ovvero teologi esperti che consigliano i vescovi al Concilio), ed i loro libri ed i loro commentari post Conciliari divennero una lettura popolare”.130
Egli aggiunse che “l’enciclica di Papa Pio XII, Humani Generis aveva avuto un... effetto devastante sui lavori di numerosi teologi preconciliari”,131 e spiega che “durante la preparazione preliminare del Concilio, quei teologi (soprattutto Francesi e Tedeschi) le cui attività erano state frenate da Papa Pio XII, erano ancora in ombra. Papa Giovanni tolse il veto che pendeva su alcuni tra i più autorevoli di questi teologi, ma un certo numero rimase sempre inviso e sospetto al Sant’Uffizio”.132
Su questo punto risulta fondamentale, per la comprensione del nostro caso, la testimonianza personale di Mons. Rudolf Bandas, anch’egli perito conciliare:
Non vi è alcun dubbio che il buon Papa Giovanni pensasse
che questi teologi sospetti avrebbero corretto le proprie idee
ed avrebbero contribuito al bene della Chiesa. Ma avvenne esattamente il contrario: Sostenuti da alcuni Padri Conciliari Rheniani, ed anzi agendo spesso in modo apertamente arrogante,
essi si guardarono attorno e proclamarono: “attenzione, siamo esperti di fama, le nostre idee vengono approvate”.... Quando entrai nella mia sala del Concilio il primo giorno della quarta sessione, il primo annunzio che provenne dal Segretario di Stato fu
che “non verranno nominati più altri periti”. Ma era troppo tardi. Stava emergendo una grande confusione, ed era ormai evidente
che né il Concilio di Trento né il Vaticano I né qualsiasi altra enciclica avrebbe potuto impedirne l’avanzata.133
Invero, Papa Giovanni XXIII stesso fu felice di annunciare che con l’inizio di questo Concilio la Chiesa, piuttosto inspiegabilmente, avrebbe cessato di condannare gli errori e di preoccuparsi per le tristi condizioni che affliggevano il mondo:
Quanto al tempo presente, la Sposa di Cristo preferisce usare
la medicina della misericordia invece di imbracciare le armi del rigore; pensa che si debba andare incontro alle necessità odierne, esponendo più chiaramente il valore del suo insegnamento piuttosto che condannando... Noi sembra di dover dissentire da codesti profeti di sventura, che annunziano eventi sempre infausti, quasi che incombesse la fine del mondo.
Siamo in disaccordo con quei profeti di sventura, che profetizzano sempre scenari apocalittici, come se la fine del mondo fosse vicina.134
Ma l’ottimismo di Giovanni XXIII era piuttosto malriposto, se si tiene conto delle profonde preoccupazioni per le condizioni in cui versava il mondo, denunciate dai suoi predecessori più immediati (per non parlare dello stesso Messaggio di Fatima). Consideriamo gli esempi seguenti:
Papa San Pio X:
Ci atterrivano, sopra ogni altra cosa, le funestissime condizioni,
in che ora versa l’umano consorzio. Chi non iscorge che la società umana, più che nelle passate età, trovasi ora in preda ad un malessere gravissimo e profondo, che, crescendo ogni dì più e corrodendola in sino all’intimo, la trae alla rovina? … Chi tutto questo considera, bene ha ragione di temere che siffatta perversità di menti sia quasi un saggio e forse il cominciamento dei mali, che
agli estremi tempi son riservati... [E Supremi].
Papa Pio XI:
Allontanato Gesù Cristo dalle leggi e dalla società, l’autorità appare senz’altro come derivata non da Dio ma dagli uomini, in maniera che anche il fondamento della medesima vacilla: tolta la causa prima, non v’è ragione per cui uno debba comandare e l’altro obbedire. Dal che è derivato un generale turbamento della società,
la quale non poggia più sui suoi cardini naturali.[Quas Primas]
Papa Pio XII (dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale):
Siamo travolti dalla tristezza e dall’angoscia nel vedere che
la perfidia degli uomini malvagi ha raggiunto un tale grado di empietà da risultare impensabile e assolutamente sconosciuta in altri tempi [Lettera del 11 febbraio 1949].
Vi è ben noto, venerabili fratelli, che oggi quasi tutta l’umanità
va rapidamente dividendosi in due schiere opposte, con Cristo o contro Cristo. Il genere umano al presente attraversa una formidabile
crisi che si risolverà in salvezza con Cristo o in funestissime rovine
[Evangelii Praecones, 1951].
Per essere precisi, durante il Vaticano II furono combattute numerose battaglie: da una parte erano schierati il Gruppo internazionale dei Padri, che lottava per mantenere i dogmi della Fede e della Tradizione Cattolica, e dall’altra il gruppo progressista Rheniano. Fu purtroppo la componente modernista e liberale a prevalere, lasciata libera di agire dall’ottimismo di Giovanni XXIII, il quale riteneva che la verità sarebbe prevalsa con le sue sole forze e senza l’aiuto di alcuna condanna propedeutica da parte del Magistero. Wycislo tesse le lodi dei progressisti trionfanti, gente come Hans Küng, Karl Rahner, John Courtney Murray, Yves Congar, Henri de Lubac, Edward Schillebeeckx e Gregory Baum, che erano considerati con sospetto prima del Concilio (a buon ragione) ed erano ora diventati improvvisamente dei luminari della teologia post conciliare.135
In effetti, coloro che Papa Pio XII aveva considerato indegni di percorrere le vie del Cattolicesimo ne erano ora al comando. Quasi a coronamento dei propri obiettivi, il Giuramento contro il Modernismo e l’Indice dei Libri Proibiti vennero silenziosamente soppressi poco dopo la chiusura del Concilio – una decisione che il Vescovo Graber definì “incomprensibile”.136 San Pio X lo aveva profetizzato: la mancanza di controllo da parte delle autorità avrebbe contribuito a rendere il Modernismo più forte che mai.
Padre Paul Kramer
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