martedì 8 settembre 2020

LIBRO DEL PROFETA GEREMIA



Gesù, nel suo Vangelo, conferma questo amore eterno del Padre suo verso l’uomo, raccontando tre parabole. La prima che attesta il non compimento della volontà de Padre da parte dei figli del suo popolo. La seconda che rivela come veramente l’amore eterno del Signore in nulla si risparmia per amore dell’uomo. La terza che ci manifesta come, nonostante Dio in nulla si sia risparmiato, molti invitati non si recano nella sala della salvezza e della gioia eterna. Le futili gioie di questo tempo prevalgono.

«Che ve ne pare? Un uomo aveva due figli. Si rivolse al primo e disse: “Figlio, oggi va’ a lavorare nella vigna”. Ed egli rispose: “Non ne ho voglia”. Ma poi si pentì e vi andò. Si rivolse al secondo e disse lo stesso. Ed egli rispose: “Sì, signore”. Ma non vi andò. Chi dei due ha compiuto la volontà del padre?». Risposero: «Il primo». E Gesù disse loro: «In verità io vi dico: i pubblicani e le prostitute vi passano avanti nel regno di Dio. Giovanni infatti venne a voi sulla via della giustizia, e non gli avete creduto; i pubblicani e le prostitute invece gli hanno creduto. Voi, al contrario, avete visto queste cose, ma poi non vi siete nemmeno pentiti così da credergli.

Ascoltate un’altra parabola: c’era un uomo che possedeva un terreno e vi piantò una vigna. La circondò con una siepe, vi scavò una buca per il torchio e costruì una torre. La diede in affitto a dei contadini e se ne andò lontano. Quando arrivò il tempo di raccogliere i frutti, mandò i suoi servi dai contadini a ritirare il raccolto. Ma i contadini presero i servi e uno lo bastonarono, un altro lo uccisero, un altro lo lapidarono. Mandò di nuovo altri servi, più numerosi dei primi, ma li trattarono allo stesso modo. Da ultimo mandò loro il proprio figlio dicendo: “Avranno rispetto per mio figlio!”. Ma i contadini, visto il figlio, dissero tra loro: “Costui è l’erede. Su, uccidiamolo e avremo noi la sua eredità!”. Lo presero, lo cacciarono fuori dalla vigna e lo uccisero. Quando verrà dunque il padrone della vigna, che cosa farà a quei contadini?». Gli risposero: «Quei malvagi, li farà morire miseramente e darà in affitto la vigna ad altri contadini, che gli consegneranno i frutti a suo tempo».

E Gesù disse loro: «Non avete mai letto nelle Scritture: La pietra che i costruttori hanno scartato è diventata la pietra d’angolo; questo è stato fatto dal Signore ed è una meraviglia ai nostri occhi?

Perciò io vi dico: a voi sarà tolto il regno di Dio e sarà dato a un popolo che ne produca i frutti. Chi cadrà sopra questa pietra si sfracellerà; e colui sul quale essa cadrà, verrà stritolato».

Udite queste parabole, i capi dei sacerdoti e i farisei capirono che parlava di loro. Cercavano di catturarlo, ma ebbero paura della folla, perché lo considerava un profeta (Mt 21, 28-46).

Gesù riprese a parlare loro con parabole e disse: «Il regno dei cieli è simile a un re, che fece una festa di nozze per suo figlio. Egli mandò i suoi servi a chiamare gli invitati alle nozze, ma questi non volevano venire. Mandò di nuovo altri servi con quest’ordine: “Dite agli invitati: Ecco, ho preparato il mio pranzo; i miei buoi e gli animali ingrassati sono già uccisi e tutto è pronto; venite alle nozze!”. Ma quelli non se ne curarono e andarono chi al proprio campo, chi ai propri affari; altri poi presero i suoi servi, li insultarono e li uccisero. Allora il re si indignò: mandò le sue truppe, fece uccidere quegli assassini e diede alle fiamme la loro città. Poi disse ai suoi servi: “La festa di nozze è pronta, ma gli invitati non erano degni; andate ora ai crocicchi delle strade e tutti quelli che troverete, chiamateli alle nozze”. Usciti per le strade, quei servi radunarono tutti quelli che trovarono, cattivi e buoni, e la sala delle nozze si riempì di commensali. Il re entrò per vedere i commensali e lì scorse un uomo che non indossava l’abito nuziale. Gli disse: “Amico, come mai sei entrato qui senza l’abito nuziale?”. Quello ammutolì. Allora il re ordinò ai servi: “Legatelo mani e piedi e gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti”. Perché molti sono chiamati, ma pochi eletti» (Mt 22,1-14).

Ora è giusto che ci poniamo una domanda: Il Signore ha fatto tutto ciò che Lui personalmente si è impegnato a fare per dare pienezza di vita al suo amore eterno per l’uomo? Dopo la sua morte in croce e la gloriosa risurrezione, tutto si è compiuto? Nient’affatto. Tutto comincia, tutto inizia.

Perché il Signore possa decretare non applicabile la sentenza di morte che grava sull’umanità a causa del suo peccato, Il Padre celeste ha bisogno di ogni altro uomo, che in Cristo, per Cristo, con Cristo, si lascia fare da Lui olocausto di salvezza e di redenzione. Per cui il problema della salvezza dell'uomo è ora tutto nelle mani dell’uomo. Spetta all’uomo salvare l’uomo, ma lasciandosi fare dal Padre olocausto di redenzione, espressione ed immagine perfetta del suo amore eterno che è l’Amore Eterno, Cristo Gesù, nostro Signore.

Il Padre ha dato a Cristo Gesù dodici Apostoli e settantadue discepoli. Cristo Signore li ha formati, illuminati, ammaestrati sul suo mistero, dicendolo e mostrandolo compiuto sulla Croce e dopo la Croce, con la gloriosa risurrezione. Dal suo corpo trafitto ha anche versato lo Spirito Santo, come sorgente e fonte di nuova vita. Lo Spirito Santo, come Spirito di nuova creazione, è stato tutto spirato sugli Apostoli, perché d’ora in poi siano essi a spirarlo sul mondo intero, dal loro corpo trafitto per amore di Gesù.

Quanto ha fatto Cristo Signore, dovrà operarlo ogni suo discepolo. Essi ogni giorno dovranno chiedere al Padre che mandi loro qualcuno, così come ha fatto con Gesù Signore. Ricevuto il dono del Padre, essi lo dovranno formare così come ha fatto Cristo Gesù, con la loro parola che è Parola di Cristo, proferita sempre nello Spirito Santo, e con la loro perfetta esemplarità nell’imitazione di Gesù Signore.

Tutto questo lavoro sarà inutile, non produrrà alcun frutto di salvezza, se ogni missionario del Signore, non si lascia fare dal Padre olocausto di redenzione per i suoi fratelli. Quanto è detto di Gesù, il Padre dovrà dirlo di ogni suo discepolo.

E come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna.

Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui. Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio.

E il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno amato più le tenebre che la luce, perché le loro opere erano malvagie. Chiunque infatti fa il male, odia la luce, e non viene alla luce perché le sue opere non vengano riprovate. Invece chi fa la verità viene verso la luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio» (Gv 3,14-21).

Chi è allora il discepolo di Gesù? È colui che dona al Padre lo strumento perenne perché il suo amore eterno possa salvare l’umanità dalla sentenza di morte che pende su di essa. Se il cristiano non diviene strumento nelle mani del Signore, Dio dovrà vigilare perché la sentenza sia eseguita in ogni sua parte ed è l’inferno per i molti.

Vergine Maria, Madre della Redenzione, docile e umile creta nelle mani del tuo Dio, per te l’Amore Eterno del Padre, il suo Figlio Unigenito, è divenuto strumento di salvezza eterna per ogni uomo. Aiuta ogni discepolo di Gesù a lasciarsi fare creta umile e docile come te, nelle mani del suo Dio. È la redenzione dell’umanità.

Angeli e Santi, aiutate la Chiesa, che in molti suoi figli è divenuta insipida, buona a nulla, perché riprenda la sua vera natura di sale e porti la Sapienza salvatrice e redentrice in questo mondo già condannato alla morte eterna. Che per il vostro aiuto i cristiani si consegnino al Padre per essere veri strumenti della sua vita eterna.

MOVIMENTO APOSTOLICO CATECHESI


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