PADRE LIVIO, OBLOMOV E IL VIRUS DELLA CENSURA
di Roberto Pecchioli
Un’altra finta bufera mediatica, un altro intervento della psicopolizia, attivissima in tempi di coronavirus. I chierici del Progresso, della Scienza e della Verità (tutto maiuscolo) hanno trovato un nuovo bersaglio da colpire. E’ padre Livio Fanzaga, fondatore e animatore di Radio Maria, la popolarissima emittente radiofonica cattolica. Il sacerdote bergamasco devoto della Madonna di Medjugorje ha un torto incancellabile: è un cattolico fedele e ha osato pronunciare frasi altrettanto cattoliche sul Covid 19, esattamente quelle che non escono dalla bocca dei vescovoni e dell’uomo di Santa Marta.
Chi trova un nemico, trova un tesoro e Padre Livio è perfetto come obiettivo degli attacchi del circo illuminista: è un prete, è “refrattario “, come veniva chiamato il clero antigiacobino al tempo della Rivoluzione, crede in Dio (brrr…), evoca il Male e mette in guardia dal peccato, porta della dannazione. Niente a che vedere con il panteismo di Pachamama e con la fratellanza universale dei frammassoni professata a San Pietro, in alto loco. Che cosa ha osato dire di così sconvolgente ai microfoni di Radio Maria, tanto odiata – anche in ambito clericale- per il suo successo popolare? Ecco le frasi choc, come le chiamano le suorine laiche, democratiche, progressiste e scientificamente corrette: “questa epidemia è un progetto che io ho sempre attribuito al demonio. E il demonio agisce attraverso gli uomini. Delle menti criminali hanno realizzato questo progetto”. Lo scopo sarebbe “fiaccare l’umanità, metterla in ginocchio e creare una dittatura sanitaria e un mondo nuovo. Un mondo non più del Dio creatore, ma il mondo di Satana”.
Padre Livio ha cioè ribadito due millenni di lezione cristiana: il mondo è attraversato da una lotta perenne tra il bene e il male. Il “principe di questo mondo” è Satana, l’angelo caduto e il dolore dell’esistenza è il frutto del male, che le tradizioni giudaica e cristiana chiamano peccato. Sono principi che ciascuno ha il diritto di considerare sbagliati e persino assurdi, ma di cui nessuno dovrebbe contestare la legittimità. I tromboni della tolleranza non tollerano nulla che si discosti dalla loro angusto mondo postmoderno, progressista, scientista e materialista. Fingono di commuoversi, mano sul cuore, ripetendo l’apocrifa citazione di Voltaire “non sono d'accordo con quello che dici, ma difenderò fino alla morte il tuo diritto a dirlo”. Cancellato, finito: la censura circola almeno quanto il virus, qualunque ne sia l’origine e chiunque ne stia sfruttando l’esistenza.
Le valutazioni di padre Livio- fede a parte – si diffondono ampiamente nel mondo, anche se una giornalista, Flavia Perina, ex missina ora radical chic, in un’articolessa piena di scherno iscrive il direttore di Radio Maria nella “bolgia dei negazionisti”, il massimo della pena in tempo di virus. Ugualmente, non si può associare Padre Livio al torbido girone infernale dei complottisti, poiché il “grande reset”, la trasformazione profonda del nostro modo di vivere, fa parte dell’agenda diffusa apertamente dal Foro Economico Mondiale (WEF), il cosiddetto partito di Davos. Uno dei funzionari più attivi del globalismo, Jacques Attali, parlò chiaramente di epidemie come vettore privilegiato di gigantesche operazioni di ristrutturazione geopolitica planetaria.
Il problema, anzi la tragedia, è la censura che avanza quotidianamente. Un intellettuale maestro di politica, economia e cultura, Giano Accame, in un’occasione conviviale disse che i padroni della società sono coloro di cui non si può dire male. Aggiunse che la libertà è perduta allorché non si può “dir bene di se stessi”, ovvero difendere le proprie convinzioni. Ci siamo caduti dentro: le libertà sono perdute e in cambio ci hanno fornito alcuni falsi diritti da biancheria intima. Valuti l’intelligenza del lettore quali sono i gruppi identitari, le comunità politiche e religiose, le oligarchie e le idee di cui è proibito dir male e molto gli sarà chiaro dell’attuale deriva. Nel caso degli attacchi a Padre Livio, è evidente che opera il divieto di diffondere la visione della vita e del mondo cristiana, al di là di ogni valutazione sul contenuto di verità. L’ emittente di Erba infastidisce per il suo successo, perché è un punto di riferimento di tantissima gente buona e onesta.
Nessuno choc dei padroni dei media per le censure al presidente americano in carica, nessuno scandalo, tanto per dirne una, per il comportamento dell’esimio dottore Albert Bourla, amministratore delegato di Pfizer, gigante di Big Pharma, gran contribuente della campagna elettorale di Joe Biden. Il super manager farmaceutico, nello stesso momento in cui annunciava trionfalmente il vaccino anti Covid 19, vendeva con un profitto di oltre cinque milioni e mezzo di dollari azioni della compagnia di sua proprietà, ottenute probabilmente come benefit stipendiale. Si chiama insider trading, ossia la compravendita di titoli di una società da parte di soggetti che, per la loro posizione all'interno della stessa o per la loro attività professionale, sono in possesso di informazioni riservate. Sarebbe un reato penale, ma Bourla (il suo cognome letto all’italiana desta più di un sospetto) non si preoccupa di certo: la Pfizer è potentissima e da qualche giorno è ufficialmente la grande benefattrice dell’umanità a causa del vaccino, e poco importa se lo farà pagare miliardi ai governi e ai popoli.
Il nemico pubblico è Padre Livio e chiunque dissenta dalla versione ufficiale sul virus, la sua nascita, la sua diffusione, e avanzi l’ipotesi di obiettivi che l’oligarchia di potere si prefigge attraverso la situazione presente. Peraltro, la narrazione ufficiale sul focolaio iniziale – l’infezione dei pipistrelli al mercato del pesce di Wuhan- deve fare acqua da tutte le parti, se la centrale sanitaria del mondialismo, l’Organizzazione Mondiale della Sanità, cioè Bill Gates, ha inviato una missione di studio in Cina.
Chi scrive presume che sia proibitissima e tacciata di follia anche una teoria sul Covid 19 che vede nel virus- comunque sia nato- un’operazione neo malthusiana volta a “liberare” lorsignori (governi, sistemi sanitari, assicurazioni, previdenza) dall’eccesso di popolazione anziana. I primi dati statistici sulla “seconda ondata “autunnale segnalano un raddoppio dell’indice di mortalità tra ottobre e novembre nelle zone maggiormente colpite, con età media dei deceduti di 80 anni. Saranno paranoie complottiste, visioni malate, ma per Niccolò Machiavelli “dai fatti occorre trarre significazione”.
Mentre la logistica cerca di risolvere il problema del trasporto intercontinentale e della conservazione del vaccino Pfizer a meno 80 gradi, la Germania, paese guida dell’Europa, vassallo privilegiato degli Usa, ha diffuso uno sconcertante messaggio istituzionale sul Coronavirus. Un finto documentario è ambientato in un futuro nel quale un vecchio signore ricorda come sopravvisse al virus nel 2020. Scorrono immagini che lo ritraggono da giovane, asserragliato in casa, semiaddormentato davanti alla televisione. “L’unica cosa giusta da fare era non fare niente. E noi l’abbiamo fatta”. Questo è il messaggio: il nichilismo e il blocco esistenziale di Oblomov.
Colpisce che il personaggio letterario di Oblomov, creato da Ivan A. Gonciarov, così tipicamente russo, rinasca nell’iperattiva Germania. Oblomov viveva letteralmente senza fare nulla. Per la gran parte del tempo, giaceva su un divano o su un letto, nel disordine e nella trascuratezza. Fu il simbolo dell’immutabilità dell’anima russa del XIX secolo: strano davvero e non certo casuale che diventi il modello offerto ai suoi giovani dal governo tedesco. Ecco il cittadino ideale al tempo del virus: un giovanotto rincretinito davanti alla televisione, indotto a credere qualunque “verità” di regime, indolente, in attesa dell’azione altrui, ovvero del salvifico vaccino che riaprirà le case, accorcerà le distanze sociali, getterà le mascherine tra i rifiuti e restituirà la felicità e il progresso al buon cittadino globale, Oblomov redivivo. Uno scenario civile orribile, un motivo in più per non credere alle narrative ufficiali e per prendere sul serio le ipotesi formulate da Padre Livio. Chissà che cosa pensa, il battagliero sacerdote, della Francia rinchiusa da Macron, in cui le chiese – attaccate così spesso in odium fidei – riapriranno sì, ma solo dopo i negozi, e chi protesta verrà assoggettato a pesanti sanzioni.
Sorvegliare e punire, impartire lezioni di verità indiscutibile, estendere la censura, presentata come reazione di buon senso della buona gente che attende fiduciosa le direttive del potere e porge il braccio all’ago che vaccina e ci libera dal male più efficacemente del Padre Nostro. Questo è il senso degli anni che viviamo, in cui il virus è detonatore e acceleratore di immense ristrutturazioni antropologiche e tecnologiche. Se lo si dice apertamente, si è bollati di “negazionismo”, come se ignorassimo i lutti e le sofferenze. Se l’angolo visuale della dissidenza è nella tradizione spirituale, l’accusa è di essere “medievali”. La leggenda nera sul Medioevo è un tenace residuo illuminista. Come tale non può essere affrontata con argomenti razionali, se non con la rivendicazione orgogliosa del paragone con il millennio di Benedetto e di Francesco, di Tommaso d’Aquino, di Dante, Giotto e di chi inventò la bussola, la stampa e la scrittura musicale.
Al tempo della censura, dell’abolizione del pensiero libero in nome della tolleranza, della correttezza politica e della dittatura dei sedicenti umiliati e offesi, nel momento in cui la nazione tedesca, cuore d’Europa, terra di Goethe, Bach, Beethoven e della grande filosofia, di illustri scienziati e giuristi, propone come modello comportamentale l’immobile, impaurito Oblomov postmoderno, più acuta è la nostalgia di un nuovo Medioevo. Lo chiese con forza un grande spirito russo del Novecento, Nikolaj Berdjaev, per il quale la civiltà moderna è “un’impresa che ha fallito”. La cultura occidentale ha raggiunto il punto morto in cui sperimenta la drammatica transizione a una civilizzazione senza Dio. L’alternativa, per Berdjaev, sta nel sorgere del nuovo Medioevo, ovvero in una vigorosa rinascita spirituale.
In una prospettiva rigorosamente cattolica, è l’auspicio implicito di Padre Livio allorché chiede agli uomini di buona volontà di guardare al presente con gli occhi della fede, della tradizione e dell’anima, nella prospettiva di una guerra tra il bene e il male. Proibito: meglio l’immobilità di corpo e anima alla Oblomov, l’attesa (messianica anch’essa) del vaccino, la fiducia superstiziosa nella scienza dell’uomo che si crede Dio, ma finisce sgomento in balia di un virus giunto sulle ali di un pipistrello.
Del 17 Novembre 2020
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