"Mia Madre ricevette la Sua corona attraverso la sofferenza e la perseveranza. Camminava tra gli uomini per molti anni dopo che sono salito al Padre. Attese e pregò e diresse coloro che la riguardavano con cura e pazienza. Rafforzò le fondamenta della Mia Casa sulla terra, e fu insignita della corona guadagnata dai Suoi sforzi. Figli miei, sappiate che Mia Madre ha lasciato la vostra terra sia nel corpo che nello spirito. Si unì a Me con il Padre Eterno". - Gesù, 14 agosto 1976
Estratto dall'Anno Liturgico dell'Abate Dom Guéranger, O.S.B.
Oggi la Vergine Maria ascese al Cielo; gioire, perché regna con Cristo per sempre. La Chiesa chiuderà i suoi canti in questo giorno glorioso con questa dolce antifona, che riprende l'oggetto della festa e lo spirito in cui dovrebbe essere celebrata.
Nessun'altra solennità respira, come questa, subito trionfa e pace; nessuna risposta migliore all'entusiasmo dei tanti e alla serenità delle anime consumate nell'amore. Certamente questo fu un grande trionfo quando nostro Signore, risorgendo con il suo potere dalla tomba, gettò l'inferno nello sgomento; ma per le nostre anime, così bruscamente attratti dall'abisso dei dolori sul Golgota, l'improvvisazione della vittoria fece sì che una sorta di stupore si mescolava con la gioia di quel più grande dei giorni. In presenza degli angeli prostrati, degli apostoli esitante, delle donne colte dalla paura e dal tremore, si sentiva che l'isolamento divino del Conquistatore della morte era percepibile anche per i Suoi amici più intimi, e le tenevano, come Maddalena, a distanza.
La morte di Maria, tuttavia, non lascia altra impressione che la pace; che la morte non aveva altra causa che l'amore. Essendo una creatura semplice, non riusciva a liberarsi da quella pretesa del vecchio nemico; ma lasciando la sua tomba piena di fiori, sale in Cielo, scorrono di delizie, appoggiandosi al suo Amato. Tra le acclamazioni delle figlie di Sion, che d'ora in poi non smetteranno mai di chiamarla beata, sale circondata da cori di spiriti celesti che lodano con gioia il Figlio di Dio. Mai più ombrerà il velo, come hanno fatto sulla terra, la gloria della figlia più bella di Eva. Oltre i troni inamovibili, oltre l'abbagliante Cherubim, oltre il serafino fiammeggiante, passa, deliziando la città celeste con i suoi dolci profumi. Lei non rimane fino a raggiungere i confini della Divinità; vicino al trono d'onore dove suo Figlio, re dei secoli, regna nella giustizia e al potere; lì è proclamata Regina, lì regnerà per sempre più nella misericordia e nella bontà.
Qui sulla terra Libano e Amana, Sanir ed Hermon contestano l'onore di aver visto la sua ascesa al Cielo dalle loro cime; e veramente il mondo intero non è che il piedistallo della sua gloria, poiché la luna è il suo sgabello, il sole la sua vesture, le stelle del Cielo la sua scintillante corona. Figlia di Sion, tu sei tutta bella e dolce, 'l piange la Chiesa, come nel suo rapimento mescola i suoi teneri accenti con le canzoni del trionfo: ho visto quella bella come una colomba che sorgeva dai ruscelli delle acque; nei suoi indumenti era l'odore più squisito; e come nei giorni della primavera, fiori di rose la circondavano e gigli della valle.La stessa freschezza si respira dai fatti della storia biblica in cui gli interpreti dei libri sacri vedono la figura del trionfo di Maria. Finché questo mondo durerà una severa legge protegge l'ingresso al palazzo eterno; nessuno, senza aver prima messo da parte l'abito della carne, è ammesso a contemplare il Re dei Cieli. C'è però una delle nostre basse corse, che il terribile decreto non tocca; la vera Ester, nella sua incredibile bellezza, avanza senza ostacoli attraverso tutte le porte. Piena di grazia, è degna dell'amore del vero Assuero; ma sulla strada che conduce al terribile trono del Re dei Re, cammina non da sola: due an damigelle, una che sostiene i suoi passi, l'altra che regge le lunghe pieghe della sua veste reale, la accompagna; sono la natura angelica e l'umano, entrambi ugualmente orgogliosi di salutarla come loro amante e signora, ed entrambi condividono la sua gloria.
Se torniamo dal tempo della prigionia, quando Ester salvò il suo popolo, ai giorni della grandezza di Israele, troviamo l'ingresso della Madonna nella città di pace infinita rappresentata dalla Regina di Saba che viene nella Gerusalemme terrena. Mentre contempla con estasi la magnificenza del possentino principe di Sion, lo sfioro del suo stesso seguito, le incalcolabili ricchezze del tesoro che porta, le sue pietre preziose e le sue spezie, immergere l'intera città nell'ammirazione. Non ci fu più portato, dice la Scrittura, tanta abbondanza di spezie come queste che la Regina di Saba diede al re Salomone!
L'accoglienza data dal figlio di Davide a Betsabee, sua madre, nel terzo Libro dei Re, non meno felicemente esprime il mistero di oggi, così pieno dell'amore filiale della vera Salomone. Poi Bethsabee venne da re Salomone. . . e il re si alzò per incontrarla, e si inchinò a lei, e si sedette sul suo trono, e un trono fu impostato la madre del re: e si sedette sulla sua mano destra. O Signora, quanto superi di gran lunga tutti i servitori, i ministri e gli amici di Dio!
Nel giorno in cui Gabriele è venuto alla mia bassezza", sono le parole che Sant'Efrem mette in bocca, 'dall'anta sono diventata Regina; e io, schiavo della Tua Divinità, mi sono ritrovato improvvisamente madre della Tua umanità, mio Signore e mio Figlio! O Figlio del Re che mi ha fatto sua figlia, o Tu Celeste, che così porta in Cielo Sua figlia di terra, con quale nome ti chiamerò? Il Signore Cristo stesso rispose; il Dio fatto uomo ci ha rivelato l'unico nome che lo esprime pienamente nella Sua duplice natura; Egli è chiamato IL FIGLIO, Figlio dell'uomo in quanto Figlio di Dio, sulla terra ha solo una Madre, come nei Cieli ha solo un Padre. Nell'augusta Trinità egli procede dal Padre, rimanendo consostanziale con Lui; distinto solo da Lui in quanto Egli è Figlio; producendo insieme a Lui, come un unico Principio, lo Spirito Santo. Nella missione esterna egli compie per incarnazione la gloria della Santissima Trinità - comunicando alla Sua umanità le maniere, per così dire, della Sua Divinità, per quanto la diversità delle due nature lo consente - Non è in alcun modo separato da Sua Madre, e la farebbe partecipare anche alla donazione dello Spirito Santo ad ogni anima. Questa ineffabile unione è il fondamento di tutte le grandie di Maria, coronate dal trionfo di oggi. I giorni all'interno dell'Ottava ci daranno l'opportunità di mostrare alcune delle conseguenze di questo principio; oggi sia sufficiente averlo stabilito.
Poiché Cristo è il Signore", dice Arnoldo di Bonneval, amico di San Bernardo, Maria è Signora e sovrana. Chi piega il ginocchio davanti al Figlio si inginocchia davanti alla Madre. Al suono del suo nome i diavoli tremano, gli uomini gioiscono, gli angeli glorificano Dio. Maria e Cristo sono una sola carne, una sola mente e un solo amore. Dal giorno in cui è stato detto, il Signore è con te, la grazia era irrevocabile, l'unità inseparabile; e parlando della gloria del Figlio e della Madre, dobbiamo chiamarla non tanto una gloria comune quanto la stessa gloria". O Tu, la bellezza e l'onore di Tua Madre", aggiunge il grande diacono di Edessa, così l'hai adornata in ogni modo; insieme agli altri lei è tua sorella e la tua sposa, ma lei sola ti ha concepito".
Ruperto a sua volta grida: Vieni allora, o più bella, sarai incoronata in Cielo Regina dei Santi, sulla terra Regina di ogni regno. Ovunque si dirà dell'Amato che Egli è coronato di gloria e onore, e posto sulle opere delle mani di Suo Padre, ovunque essi proclameranno anche di te, o ben amato, che tu sei Sua Madre, e come tale Regina su ogni dominio in cui il Suo potere si estende; e, pertanto, imperatori e re ti incoronano con le loro corone e ti consacrano i loro palazzi.
PRIMI VESPRI
Tra le feste dei santi questa è la solennità delle solennità. "Che la mente dell'uomo", dice San Pietro Damiano, sia occupata nel dichiarare la sua magnificenza; lasciare che il suo discorso rifletta sua maestà. Possa la sovrana del mondo degnarsi di accettare la buona volontà delle nostre labbra, di aiutare la nostra insufficienza, di illuminare con la propria luce la sublimità di oggi.
Non è una novità, quindi, che il trionfo di Maria riempia di entusiasmo il cuore dei cristiani. Prima dei nostri tempi la Chiesa mostrò con le prescrizioni conservate nel Corpus iuris la preminenza che assesse a questo glorioso anniversario. Così, sotto Bonifacio VIII, gli concesse, come per nessun'altra festa, tranne Natale, Pasqua e Pentecoste, il privilegio di essere celebrata con il suono delle campane e il consueto splendore nei paesi poste sotto interdizione.
Nelle sue istruzioni ai bulgari appena convertiti, San Nicola I, che occupò la Sede Apostolica dall'858 all'867, aveva già unito queste quattro solennità quando raccomandava i digiuni della Quaresima, dei giorni delle braci e delle Veglie di queste feste - "Digiuni", dice, " che la Santa Romana Chiesa ha da tempo ricevuto e osservato".
Dobbiamo fare riferimento al secolo precedente alla composizione del celebre discorso che, fino ai tempi di San Pio V, fornì le Lezioni per i Matins della festa; mentre le sue riflessioni, e persino il suo testo, si trovano ancora in diverse parti dell'Ufficio». L'autore, degno delle più grandi epoche per stile e scienza, ma proiettatosi sotto falso nome, iniziò così: "Tu desideri che io, O Paula ed Eustochium, accantona la mia solita forma di trattati e mi sforzi [una cosa nuova per me] di celebrare in stile oratorio l'Assunzione della piastrella Beata Maria sempre Vergine". E il presunto San Girolamo dichiarò eloquentemente la grandezza di questa festa: «Incomparabile come lei che vi ascese gloriosa e felice al santuario dei Cieli: solennità, ammirazione delle ospiti celesti, felicità dei cittadini del nostro vero Paese, che, non accontentandosi di darlo un giorno come noi, la celebrano incessantemente nell'eterna continuità della loro venerazione, del loro amore, e della loro gioia trionfante. Purtroppo una giusto avversione per gli eccessi di alcuni scrittori apocrifi portò l'autore di questa bella esposizione della grandezza di Maria a esitare nella sua fede sul glorioso privilegio della sua Assunzione caporale. Questa prudenza troppo discreta fu presto esagerata nelle martyrologie di Usuard e di Oddone di Vienne.
Che un tale malinteso della tradizione sempre crescente si trova in Gallia sia davvero sorprendente, poiché è stata l'antica liturgia gallica a dare all'Occidente la formula esplicita di quella completa Assunzione, conseguenza di una maternità divina e verginale: "Nessun dolore al parto, nessuna sofferenza nella morte, nessuna dissoluzione nella tomba, perché nessuna tomba poteva tratteerla che la terra non aveva mai macchiato.
Quando i primi Carlovingi abbandonarono la liturgia gallica, si inchinarono all'autorità del falso San Girolamo. Ma la fede del popolo non poteva essere repressa. Nel XIII secolo i due principi di teologia, San Tommaso e San Bonaventura, sottoscriverono la credenza generale nell'attesa risurrezione della Madonna. Ben presto questa credenza, a causa della sua universalità, sosteneva di essere la dottrina della Chiesa stessa. Nel 497 la Sorbona censurava severamente tutte le affermazioni contrarie». Nel 1870 fu espresso un sincero desiderio di definire la dottrina; ma il Concilio Vaticano II fu purtroppo sospeso troppo presto per completare la gloriosa corona della Madonna. Eppure l'annuncio dell'Immacolata Concezione, di cui i nostri tempi possono vantarsi, ci dà speranza per il futuro. L'Assunzione corporale della Madonna deriva naturalmente da quel dogma come risultato necessario. Maria, non avendo saputo nulla del peccato originale, non contraeva alcun debito con la morte, la punizione di quel peccato; scelse liberamente di morire per essere conformabile al suo Figlio Divino; e, come Santo di Dio, così il santo del Suo Cristo non poteva subire la corruzione della tomba.
Se certi antichi calendari conferiscono a questa festa il titolo di Sonno o Riposo, Dormitio o Pausazio, della Beata Vergine, non possiamo quindi concludere che al momento della loro composizione la festa non aveva altro oggetto che la santa morte di Maria; i Greci, dai quali abbiamo l'espressione, hanno sempre incluso nella solennità il glorioso trionfo che seguì la sua morte. Lo stesso vale per i siriani, i caldei, i copti e gli armeni.
Tra gli ultimi nominati, secondo l'usanza di organizzare le loro feste entro il giorno della settimana piuttosto che la data del mese, l'Assunzione è fissata per la domenica che si verifica tra il 12 e il 18 agosto. È preceduto da una settimana di digiuno, e dà il nome alla serie di domeniche che lo seguono, fino all'Esaltazione della Santa Croce a settembre.
A Roma l'Assunzione o Dormitio della santa Madre di Dio appare nel VII secolo come già celebrata per un periodo di tempo indefinito; né sembra aver avuto nessun altro giorno oltre il 15 agosto. Secondo Niceforo Callisto, la stessa data gli fu assegnata per Costantinopoli dall'imperatore Maurizio alla fine del VI secolo. Lo storico nota, allo stesso tempo, l'origine di molte altre solennità, mentre del Dormitio da solo, non dice che fu stabilito da Maurizio in quel giorno; quindi gli autori appresi hanno concluso che la festa stessa esisteva già prima dell'emessa del decreto imperiale, che era quindi destinato solo a porre fine al suo essere celebrato in vari giorni. I Franchi Merovingi celebrarono la glorificazione della Madonna il 18 gennaio, con tutta la plenitudine di dottrina che abbiamo menzionato sopra. Tuttavia, la scelta di questo giorno può essere contabilita, è notevole che proprio in questo momento i Copti ai confini del Nilo annuncino nella loro synaxaria il 21 del mese di Tobi, il nostro 28 gennaio, il riposo della Vergine Maria, Madre di Dio, e l'Assunzione del suo corpo in Cielo; essi, tuttavia, ripetono l'annuncio su Mesori 16, o 21 agosto, e il 1° di questo stesso mese di Mesori iniziano la loro Quaresima della Madre di Dio, della durata di due settimane come quella dei Greci.
Alcuni autori pensano che l'Assunzione sia stata tenuta lontano dai tempi apostolici; ma il silenzio dei documenti liturgici primitivi non è a favore dell'opinione. L'esitazione sulla data della sua celebrazione, e la libertà tanto a lungo consentita nei suoi confronti, indicano piuttosto l'iniziativa spontanea delle Chiese subacquee, a causa di alcuni fatti che attirano l'attenzione sul mistero o gettano un po 'di luce su di esso. Di questa natura possiamo contare sul racconto ovunque diffuso all'estero intorno all'anno 451, in cui Giovenale di Gerusalemme imparentava con l'imperatrice Santa Pulcheria e suo marito Marciano la storia della tomba che era vuota del suo prezioso deposito, e che gli apostoli avevano preparato per la Madonna ai piedi del Monte Olivet. Le seguenti parole di Sant'Andrea di Creta nel VII secolo mostrano come la nuova solennità ha guadagnato terreno in conseguenza di tali circostanze. Il santo nacque a Damasco, divenne monaco a Gerusalemme, fu in seguito diacono a Costantinopoli, e infine vescovo della celebre isola da cui prende il nome; nessuno allora potrebbe parlare a nome dell'Oriente con maggiore autorità. L'attuale solennità", dice, "è piena di mistero, avendo per il suo scopo di celebrare il giorno in cui la Madre di Dio si è addormentata; questa solennità è troppo elevata per qualsiasi discorso da raggiungere; da alcuni questo mistero non è sempre stato celebrato, ma ora tutti lo amano e lo onorano. Il silenzio ha preceduto a lungo il discorso, ma ora l'amore divulga il segreto. Il dono di Dio deve manifestarsi, non sepolto; dobbiamo mostrarlo, non come scoperto di recente, ma come aver recuperato il suo splendore. Alcuni di coloro che vivevano prima di noi lo sapevano ma in modo imperfetto: questo non è un motivo per tacere sempre; non è diventato del tutto oscurato; proclamiamolo e teniamo una festa. Oggi che gli abitanti del Cielo e della terra siano uniti, che la gioia degli angeli e degli uomini sia una cosa sola, che ogni lingua esulti e canti Ave alla Madre di Dio".
Facciamo onore anche al dono di Dio; siamo grati alla Chiesa per averci dato questa festa in cui cantare con gli angeli la gloria di Maria... In tutte le chiese francesi si svolge oggi la solenne processione che è stata istituita in memoria del voto con cui Luigi XIII dedicò il Regno più cristiano alla Beata Vergine. Con lettere date a Saint-Germain-en-Faye, il 10 febbraio 1638, il pio re consacrò a Maria la sua persona, il suo regno, la sua corona e il suo popolo. Poi continuò: ' Noi comandiamo all'Arcivescovo di Parigi di fare una commemorazione ogni anno, nella Festa dell'Assunzione, di questo decreto all'Alta Messa nella sua cattedrale; e dopo i Vespri di quel giorno che ci sia una processione in detta chiesa, alla quale le associazioni reali e la corporazione assisteranno, con le stesse cerimonie delle processioni più solenni.
Vogliamo che lo stesso avvenga anche in tutte le chiese, siano essi parrocchiali o monastiche, nella detta città e nei suoi sobborghi, e in tutte le città, i villaggi e i villaggi di detta diocesi di Parigi. Inoltre, esortiamo e comandiamo a tutti gli arcivescovi e vescovi del nostro regno di celebrare solennemente la Messa nelle loro cattedrali e in tutte le chiese delle loro diocesi; e auguriamo che i parlamenti e le altre associazioni reali e i principali funzionari comunali siano presenti alla cerimonia. Esortiamo i detti arcivescovi e vescovi ad ammonire tutto il nostro popolo ad avere una speciale devozione alla Santa Vergine, e in questo giorno a implorare la sua protezione, affinché il nostro Regno sia custodito da una patrona così potente da tutti gli attacchi dei suoi nemici, e possa godere di una pace buona e duratura; e che Dio sia così ben servito e onorato in quel paese, che sia noi che i nostri sudditi possiamo essere in grado felicemente di raggiungere il fine per il quale siamo stati creati; perché questo è il nostro piacere!
Così la Francia fu nuovamente proclamata regno di Maria. Entro un mese dalla prima celebrazione della festa, secondo le prescrizioni reali, la regina, dopo vent'anni di sterilità, diede alla luce il 5 settembre 1638 Luigi XIV. Questo principe consacrò anche la sua corona e lo scettro a Maria. L'Assunzione, dunque; sarà sempre la festa nazionale della Francia, ad eccezione di quelle dei suoi figli che celebrano gli anniversari di rivoluzioni e omicidi. [Le preghiere speciali dette ogni anno, fino alla caduta della monarchia, in adempimento del voto di Luigi XIII sono sotto con la preghiera conclusiva.] . . . Non dobbiamo dimenticare che l'Ungheria è stata consacrata alla santa Madre di Dio dal suo primo re, Santo Stefano. Da quel momento gli ungheresi chiamarono la Festa dell'Assunzione il "Giorno della grande Regina", la Madonna ricompensò la pietà del re apostolico chiamandolo, il 15 agosto 1038, a scambiare la sua terra con una corona celeste; troveremo la sua festa nel ciclo del 2 settembre.
Nel XVI secolo i luterani in più luoghi continuarono a celebrare l'Assunzione della Madonna, anche dopo aver apostatizzato, perché il popolo non avrebbe dato la festa. Molte chiese della Germania, come si apprende dai loro breviari e messali, erano abituate a celebrare il trionfo di Maria per trenta giorni con cantici e assemblee.
Offriamo a Maria una ghirlanda di pezzi liturgici in questo giorno del suo trionfo. Non potremmo trovare niente di meglio per cui iniziare di questi bellissimi e profumati fiori prodotti dalla Gallia nei primi tempi. Sono presi dalla Messa del 16 gennaio, in cui i nostri antenati celebravano sia la Maternità che il trionfo della Madonna...
Hai assaggiato la morte, o Maria! Ma quella morte, come il sonno di Adamo all'inizio del mondo, non era che un'estasi che conduceva la Sposa alla presenza dello Sposo. Come sonno del nuovo Adamo nel grande giorno della salvezza, ha chiesto il risveglio della risurrezione. In Gesù Cristo tutta la nostra natura, anima e corpo, regnava già in Cielo; ma come nel primo paradiso, così alla presenza della Santissima Trinità, non era bene che l'uomo fosse solo. Oggi alla destra di Gesù appare la nuova Eva, in tutte le cose come al suo Capo Divino, nella Sua vesture di carne glorificata: d'ora in poi nulla manca nel paradiso eterno.
O Maria, che, secondo l'espressione del tuo devoto servitore Giovanni Damasceno, non ha reso la morte benedetta e felice, staccandoci da questo mondo, dove nulla dovrebbe ora avere una presa su di noi. Ti abbiamo accompagnato nel desiderio; ti abbiamo seguito con gli occhi della nostra anima, per quanto i limiti della nostra mortalità permettevano; e ora, possiamo mai più voltare lo sguardo su questo mondo di tenebre? O Beata Vergine, per santificare il nostro esilio e aiutarci a ricongiungerci a te, porta in nostro aiuto le virtù per cui, come sulle ali, sei salito a un'altezza così sublime. Anche in noi devono regnare; in noi devono schiacciare la testa del serpente malvagio, perché un giorno trionfino in noi. O giorno di giorni, quando vedremo non solo il nostro Redentore, ma anche la Regina che si trova così vicina al Sole della Giustizia da essere anche troppo vestitia con essa, eclissando con la sua luminosità tutti gli splendori dei Santi.
La Chiesa, è vero, rimane a noi, o Maria, la Chiesa che è anche nostra Madre, e che continua la tua lotta contro il drago con le sue sette teste odiose. Ma anche lei sospira per il tempo in cui le ali di un'aquila le saranno date, e le sarà permesso di alzarsi come te dal deserto e di raggiungere il suo Sposo. Guarda la sua morte, come la luna, ai tuoi piedi, attraverso le sue fasi laboriose; ascoltare le suppliche che lei rivolge a te come Mediatrice con il Sole divino; attraverso di te possa ricevere luce; attraverso di te possa trovare il favore di Lui che ti amava, e ti vestiva di gloria e ti incoronato di bellezza.
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