lunedì 10 agosto 2020

Regina della Famiglia



I primi giorni delle apparizioni nel racconto di don I. Duci 

Credo sia molto importante per una migliore conoscenza  della storia delle apparizioni, riportare alcune pagine del diario di  don Italo Duci. 
Egli scrive: 
"Verso la fine di aprile del 1944, invitai gli aspiranti per le lezioni di catechismo in preparazione alla gara di cultura religiosa diocesana. Mi costò sangue perché volli ad ogni costo far  partecipare anche gli aspiranti della contrada del Torchio sempre  assenti. Per riuscire allo scopo, dietro autorizzazione del sig.  Parroco, mi portai io stesso al Torchio per una ventina di giorni. 
Raccolsi gli aspiranti del Torchio e della Cascina in un locale  adibito a ripostiglio della famiglia Caccia. Il tentativo andò bene. 
Ogni giorno alle ore 16 io ero là ed era bello vedere le mamme al mio arrivo, muoversi leste per chiamare i loro figli  ancora per i campi. Le lezioni procedevano a meraviglia e con un  po' di fatica anche quelli del Torchio poterono giungere al  traguardo, portarsi a Ponte davanti al Vicario per l'esame. (L'argomento delle lezioni era: Il Credo, Corso di cultura religiosa per  aspiranti per l'anno 1943-1944). Non parlai perciò né di Fatima,  né di apparizioni, ma svolsi le pure lezioni di programma. 
Proprio in uno dei quei giorni e precisamente nei primi di  maggio, dopo la solita lezione, un bambino mi disse: "L'Annunciata desidera che benedica la sua Madonna su per le scale, dove  alla sera ci raccogliamo a pregare". 
Accolsi l'invito e andai. Salii per le scale e sul pianerottolo benedissi l'immagine. Era un quadretto, o meglio un semplice  cartoncino con l'immagine della Madonna di Lourdes. Vidi in  fondo alla scala un folto numero di piccoli, fra cui mi è stato  detto poi, vi era anche Adelaide. 
In seguito mi è stato detto che Adelaide il giorno 13 maggio era andata a raccogliere fiori proprio per portargli davanti a  questa Madonna. 
Passò poco tempo da questa mia andata al Torchio che corsero in paese le voci delle apparizioni. Quelli del paese presero la notizia con un senso di ilarità e dicevano: "Sì, la Madonna  verrà proprio al Torchio così selvatico tanto che il curato ha  dovuto andare a far la dottrina ai ragazzi perché non venivano". 
Per il giorno 14 maggio avevo accettato l'impegno di un convegno aspiranti lavoratori a Ponte S. Pietro. Giunsi a casa per  mezzogiorno, stanco ma contento, perché il convegno era riuscito bene. Mentre così stanco pranzavo, dentro di me pensavo: finirà maggio e nelle prime settimane di giugno prenderò  qualche giorno di riposo, perché non ne posso proprio più. 
Dopo pranzo attesi ai soliti doveri ed alle ore 17,30 in punto mi recai all'oratorio femminile per ultimare la spiegazione delle lezioni della gara di cultura religiosa. Il tema di  quell' anno erano: I comandamenti e i precetti. Per strada mi incontrai col Parroco, pure diretto all'oratorio, per avvisare le  ragazze di un ritiro che avrebbe dovuto aver luogo domenica 21.  Appena entrati fummo spettatori di un fermento insolito tra le  ragazze. 
Queste rivolte al parroco: "Signor parroco, c'è qui una che dice d'aver visto la Madonna ieri sera e le ha detto di andare  ancora. La bambina fu presentata al parroco. Aveva la testa  bassa e dalla fisionomia subito si capì che era della famiglia  Roncalli. 
Si domandò alla bambina: 
- È proprio la Madonna? Va là che tu dici delle bugie. 
 No, era la Madonna. 
La bambina domandò di uscire perché la Madonna le aveva detto di andare alle ore sei. 
Disse una suora: 
 La lasci andare, signor Parroco, vuol dire che faremo una grande risata. 
E così dicendo aprì la porta e Adelaide con una o due bambine uscì di corsa. 
La suora le gridò: 
 Prima di andare là fai merenda, se no vedrai anche il Sacro Cuore. 
Il parroco diede i suoi avvisi e se ne andò ed io tra l'ilarità ed insieme l'ansia delle ragazze svolsi la mia lezione di catechismo. 
Quella sera tornai a casa quasi indispettito, perché avrei preferito che la bambina non uscisse dall'oratorio innanzi tempo  e poi perché temevo avessero a succedere delle pantomime. Alla sera della domenica, dopo il Rosario, sentii i ragazzi dire che  Adelaide aveva visto ancora la Madonna. Non vi detti  importanza, anzi dissi che poteva essere anche il demonio. E così  dicevo anche alla gente, tanto più che in quei giorni, L'Italia di  Milano portava la storia delle false visionarie di Udine... 
Dentro di me incomincio a pensare: la cosa diventa un po' lunga. E se fosse vero? E se non fosse vero? Che fare, che dire?  Cominciai ad agitarmi e ad essere inquieto, fino al punto di passare varie notti insonni. In quei giorni senza dir nulla alla gente,  cominciammo a celebrare Sante Messe e a far preghiere speciali  alla Madonna perché facesse chiaro. 
Il lunedì, come di solito, andai a Bergamo alla scuola Ceciliana, ma non ne feci parola con nessuno. Lunedì sera sento  che la bambina ha visto ancora la Madonna. Sta volta sono già  presenti alcuni curiosi. La voce cominciò a spargersi in paese e  soprattutto nello stabilimento e così nelle sere seguenti vi parteciparono anche forestieri. Le operaie uscendo dal lavoro alle ore  17,30, correvano direttamente al Torchio. Vidi passare parecchie  anche forestiere venute d'altri paesi. Vidi anche qualche gruppo di soldati provenienti da Ponte. 
Mercoledì mi recai di nuovo a Bergamo ed incontrato il Rev.mo Don Piccardi gli narrai ciò che da giorni avveniva, a  titolo di cronaca. Restò impressionato. Gli dissi ciò che avevo  sentito dalla gente la sera prima e cioè che la bambina aveva  detto che aveva una cosa da dire al vescovo. 
Martedì o mercoledì mattina il parroco fece venire in casa  la bambina per sentire cosa diceva. Dopo la feci venire anche da  me per interrogarla e tentare se mi era possibile di mettere in  scritto di preciso tutto ciò che diceva, ma non mi fu possibile; da  sola non volle entrare nel mio studio, ma volle con sé la cugina  Maria. Cominciai a dirle: "Non è vero che vedi la Madonna, non  contarmi delle bugie perché vai all'inferno. È poco la prigione in  confronto dell'inferno". Volevo sapere in fila la storia delle apparizioni, ma in fila non si ricordava. Mi sembra anche di aver udito come era vestita la Madonna, come portava il Bambino, ecc., di pregare e fare penitenza perché tra due mesi sarebbe finita la guerra; che domenica avrebbe fatto il  miracolo. 
Chiesi: 
Quale miracolo? 
Rispose di non saperlo. 
- Ti ha detto di fare una chiesa? 
No. 
Non hai domandato chi è? 
No. 
Potrebbe essere anche il diavolo. 
Rispose: 
No. 
Dissi: 
Prendi l'acqua benedetta e gettagliela addosso. 
A questa proposta si mise a ridere. 
 T' avrà detto che la guerra finirà tra due anni, non due mesi. 
No, due mesi. 
Infine le dissi alcune cose da dire alla Madonna, ma non ne potei sapere mai nulla. Disse che si era dimenticata. 
Don Italo Duci più tardi, cioè il 14 febbraio 1946, inviò a monsignor Magoni, segretario della commissione teologica, la  seguente dichiarazione: 
"Reverendissimo Sig. Canonico, dopo l'interrogatorio sostenuto davanti alla Ven. Commissione, fu mio dovere accertare alcune delle mie dichiarazioni lasciate in sospeso. Le posso  perciò riferire con certezza che fu nel maggio del 1943 che si  parlò di Fatima. In secondo luogo le posso accertare ancora che  nel maggio del 1944, non si parlò di Fatima, "ma delle Massime". 
Conservo ancora il quaderno con gli appunti. Il Parroco tenne il sermoncino sino al giorno otto. Io iniziai il giorno otto  maggio. Le posso dire anche l'argomento: 8 Il tempo; 9 Peccato  mortale; 10 La morte; 11 Giudizio finale; 12 L'inferno; 13 Del  numero dei reprobi; 14 (Domenica) solo benedizione senza sermoncino; 15 Non trovo scritto nulla; 16 Lo scandalo. 
Dal 16 in avanti non trovo scritto più nulla. Ad ogni modo  o non si è parlato od anche se si è parlato, non si è parlato né di  Fatima, né delle presunte apparizioni delle Ghiaie. In terzo luogo  le posso accertare che il dramma di Fatima è stato rappresentato  solo nel dicembre del 1943 e precisamente nella festa della  Immacolata".

Il Locatelli scrive ancora: 

"La cosa è assai significativa. Ma vi è di peggio, di molto peggio per il parroco: di fronte a precisa domanda se nella sua  parrocchia fosse stato rappresentato il dramma di Fatima,  risponde categoricamente no, mai! Messo alle strette da testimonianze inoppugnabili cerca di nuovo di nascondere la verità e  dice: "Sì, ma però Adelaide non era presente". Che invece la  bambina fosse presente alla rappresentazione risulta, tra l'altro,  da dichiarazioni della stessa fatte sia a don Spada per l'Eco di  Bergamo, sia al parroco di Bonate Sopra don Paleni, come si  vedrà subito. La stessa linea di netta negazione della rappresentazione seguita dal parroco è adottata dalla cugina di Adelaide, Roncalli Maria che come vedremo ha le prime responsabilità nei  fatti ed è la ninfa Egeria di Adelaide. Il mattino 19 maggio 1944,  il rev. don Paleni chiedeva ad Adelaide se fosse stata presente  alla rappresentazione. Pronta la cugina risponde negativamente,  ma la piccola voltandosi alla cugina risponde: "sì, invece sì, sì". 
Questo silenzio creato ad arte, mantenuto con la menzogna  su di un fatto compiuto alla luce del sole, colla presenza di un  folto pubblico femminile, getta luce fosca su tutto quanto in seguito è avvenuto alle Ghiaie. Vediamone ora l'ambiente. 
Dai primi giorni delle apparizioni in seguito, esso appare dominato da due preoccupazioni: tenere la piccola sotto il suo  più rigoroso controllo; mettere l' autorità di fronte al fatto compiuto, spingendo avanti le cose. Chiunque si fosse presentato  con la onesta intenzione di voler conoscer la verità trovava la  porta chiusa ed era guardato con diffidenza da quanti col parroco avevano il mestolo in mano. Interessante in proposito la  testimonianza di don Paleni, don Mapelli che già conoscete  dalla relazione che quest'ultimo vi spediva in data 29 agosto  1944 e don Bianchi. Molto istruttivo sopra questo punto è il dialogo tra il parroco delle Ghiaie ed il padre Lini. Dopo che il parroco aveva raccontato la storia della prima apparizione, racconto cui vedremo subito, padre Lini entusiasta rispose: "Questa  sera vengo anch'io a vedere. "Ma non si vede nulla, oppone il  parroco, "Noi non vediamo, solamente la piccina vede". Il padre  risponde: "Se non sono degno di vedere la Madonna vedrò la  bambina in estasi... sentirò... il soprannaturale lo si sente... è  impossibile essere vicini, così vicini alla Madonna e non sentire  la sua presenza". Il parroco: "Venga domenica, così avrà modo  di assistere al grande miracolo". Il padre: "Non domenica, ma  oggi". Di fatti la stessa sera il padre era alle Ghiaie, e come non  ostante la sorveglianza abbia potuto mettersi a contatto colla  bimba sul luogo delle apparizioni, e mettersi in grado di dare  una relazione oggettiva, e direi sperimentale, è cosa che  riguarda lui. Infatti avvicinarsi alla bimba era cosa difficilissima, e pressoché impossibile parlare con essa, senza che ci  fosse presente la cugina Maria, la quale aveva un assoluto controllo della bimba, come si vedrà più avanti a proposito del  segreto. Essa rispondeva per la piccola, essa suggeriva le risposte, la correggeva ed anche la minacciava di schiaffi se nel  rispondere accennasse ad allontanarsi dalla linea da essa cugina  tracciata alla piccola. 
Tolta dall'ambiente di famiglia, Adelaide è collocata presso le Orsoline di Gandino, e la sorveglianza diviene più rigorosa. Nessuno la può vedere, nessuno può parlarle, voi solo  la potete vedere, interrogare, studiare, e se vi è necessità di perizie queste si compiono nella cerchia dei vostri amici. Risulta a  tutti delle vostre numerose visite a Bergamo, a Gandino, a  Somasca e delle vostre lunghe permanenze in detti luoghi, specialmente quando era in vista qualche visita illustre. Sia alle  Ghiaie che altrove, l'ambiente che circonda Adelaide appare a  tutti angusto, permaloso, sospettoso: questo non è fatto per  accaparrarsi la fiducia di quanti, e sono molti, attendono una  parola chiarificatrice, anzi ingenera dubbi e sospetti. 

Sappiamo tutti che il fuoco che Dio accende brilla di luce  viva sull'alto della montagna, e come il roveto ardente brucia e  non si consuma; solamente i fuochi fatui vanno captati faticosamente e conservati meticolosamente sub vitro. 

Mentre questo avviene attorno ad Adelaide, l'ambiente  delle Ghiaie è preso da smania febbrile di far presto, di spingere  avanti le cose in modo che, come diceva il parroco, nessuno le  potesse più fermare. Piani e progetti di grandiose costruzioni,  trattative per acquisto di terreno, e costruzione di cappella; di  ricoveri per ammalati; intanto si scrivono lettere per sollecitare  l'invio di malati anche da città lontane; si divulgano e si lascia  che corrano liberamente le notizie più incredibili e strabilianti;  si tirano in campo alti personaggi e se ne inventano lettere probatorie; si fa intervenire la stampa con relazioni piene di retoriche esagerazioni, e tutto questo senza una smentita. In questo  turbinio di cose, si crea da vicino e da lontano, la convinzione  della apparizione e alle Ghiaie si prega ufficialmente in chiesa  in questi termini: "Vergine Santa che vi siete degnata di concederci il privilegio di apparire in questo luogo, ecc. 

Si ordinano quadri ad olio rappresentanti fantastiche apparizioni e si presentano come espressioni veridiche di fatti reali  (Testi: Mons. Merati; don Francesco Rigamonti di Locate:  autori dei quadri Galizzi, Galbier, Passoni; conservo fotografie e schizzo). Perché tanta fretta? Non "in commotione Deus", specialmente quando come in questo caso si vuole prevenire il giudizio della Chiesa e si va contro le tassative disposizioni che  ordinano il riserbo perché ogni giudizio è prematuro. Qui non vi  è il dito di Dio". 
Nel secondo punto della relazione, don Luigi Locatelli,  con il suo solito modo di trattare la questione, cioè con superficialità e false accuse, egli vuole dimostrare che i fatti di Ghiaie  sono sprovvisti di ogni nota di soprannaturale. Incomincia  dicendo che già dalla varietà dei racconti delle apparizioni si  vede che non sono attendibili, perché secondo lui, tutti dovrebbero dire parola per parola la stessa narrazione. Cosa che è  impossibile; anche nei Vangeli dove si narra uno stesso fatto ci  sono delle variazioni; ci sono in un testo dei particolari che non si trovano in un altro. La psicologia umana è fatta così: gli uomini nel descrivere un fatto, cui hanno assistito, non useranno  mai gli stessi termini e uno metterà in rilievo un aspetto che  l'altro non ha visto o che ha considerato di poca importanza.  Nelle circostanze in cui si svolsero le apparizioni di Ghiaie è già  un miracolo che la veggente abbia scritto quei diari e che sia  venuta a noi una storia di grande valore. 
Mi sento pertanto dispensato dal presentare qui il testo della seconda parte della relazione del Locatelli, cosa che avremo modo di conoscere indirettamente dalle varie confutazioni che riporto subito. 

Severino Bortolan

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