Arcebispo Carlo Maria Viganò
1 Viviamo in tempi straordinari
Come probabilmente ognuno di noi ha compreso, ci troviamo in un momento storico in cui eventi del passato, che in precedenza potevano apparire scollegati tra loro, si dimostrano inequivocabilmente connessi tanto nei principi che li ispirano quanto nei fini che si prefiggono. Uno sguardo equanime e oggettivo non può non cogliere la perfetta coerenza tra l’evolversi del quadro politico globale e il ruolo che la Chiesa Cattolica ha assunto nell’instaurazione del Nuovo Ordine Mondiale. Per essere più precisi, si dovrebbe parlare del ruolo di quella parte apparentemente maggioritaria della Chiesa, in realtà numericamente esigua ma estremamente potente, che per brevità riassumo nell’espressione deep church.
Ovviamente non esistono due Chiese – cosa che sarebbe impossibile, blasfema ed eretica – né l’unica vera Chiesa di Cristo è oggi venuta meno alla sua missione, pervertendosi in una setta. La Chiesa di Cristo non ha nulla a che fare con questi ribelli che la occupano da ormai sessant’anni. La sovrapposizione tra la Gerarchia cattolica e i membri delladeep church non è un fatto teologico, ma una realtà storica che sfugge alle categorie usuali e che come tale dev’essere analizzata.
Sappiamo che il progetto del Nuovo Ordine Mondiale consiste nell’instaurazione della tirannide ad opera della Massoneria: un progetto che risale alla Rivoluzione Francese, al Secolo dei Lumi, alla fine delle Monarchie cattoliche e alla dichiarazione di guerra alla Chiesa. Possiamo dire che il Nuovo Ordine Mondiale è l’antitesi della societas christiana, esso concretizza la Civitas diaboli opposta alla Civitas Dei, nell’eterna lotta tra Luce e Tenebre, Bene e Male, Dio e Satana.
In questa lotta, la Provvidenza ha posto la Chiesa di Cristo, e in particolare il Sommo Pontefice, come kathèkon, colui che si contrappone alla manifestazione del mistero di iniquità (2Tes 2, 6-7). E la Sacra Scrittura ci avverte che al manifestarsi dell’Anticristo questo ostacolo – il kathèkon – non ci sarà più. Mi pare del tutto evidente che l’approssimarsi della fine dei tempi sia sotto i nostri occhi, dal momento che il mistero di iniquità si è diffuso nel mondo con il venir meno della coraggiosa opposizione del kathèkon.
[Sull’inconciliabilità tra la Città di Dio e la Città di Satana, il gesuita Spadaro mette da parte la Sacra Scrittura e la Tradizione, facendo proprio l’embrassons-nous bergogliano. Secondo il Direttore di La Civiltà Cattolica, l’Enciclica Fratelli Tutti
«resta pure un messaggio dal forte valore politico, perché – potremmo dire – capovolge la logica dell’apocalisse oggi imperante. Essa è la logica integralista che combatte contro il mondo perché crede che esso sia l’opposto di Dio, cioè idolo, e dunque da distruggere al più presto per accelerare la fine del tempo. Il baratro dell’apocalisse, appunto, davanti al quale non ci sono più fratelli: solo apostati o martiri in corsa “contro” il tempo. […] Non siamo militanti o apostati ma fratelli tutti»[1].
Questa strategia di screditare l’interlocutore con l’appellativo di «integralista» è evidentemente finalizzata ad agevolare l’azione del nemico in seno alla Chiesa, cercando di disarmare l’opposizione e annullare il dissenso. La ritroviamo anche in ambito civile, dove i democratici e il deep state si arrogano il diritto di decidere a chi concedere patenti di legittimità politica e chi condannare senza appello all’ostracismo mediatico. Il metodo è sempre lo stesso, perché medesimo è l’ispiratore; così come è sempre uguale la falsificazione della Storia e delle fonti: se il passato sconfessa la narrazione rivoluzionaria, i seguaci della Rivoluzione censurano il passato e lo sostituiscono con un mito. Anche San Francesco è vittima di questa adulterazione che lo vorrebbe portabandiera di un pauperismo e un pacifismo tanto alieni allo spirito dell’ortodossia cattolica quanto strumentali all’ideologia dominante: prova ne sia l’ultimo, fraudolento ricorso al Poverello d’Assisi in Fratelli Tutti per giustificare il dialogo, l’ecumenismo, la fratellanza universale dell’anti-chiesa bergogliana.]
Non commettiamo l’errore di voler ricondurre gli eventi presenti nel contesto di “normalità”, giudicando quanto avviene con i parametri giuridici, canonici e sociologici che tale normalità presupporrebbe. In tempi straordinari – e l’attuale crisi nella Chiesa rientra in questa fattispecie – avvengono fatti che esulano dalla ordinarietà cui erano abituati i nostri padri. In tempi straordinari possiamo sentire un Papa confondere i fedeli; vedere dei Principi della Chiesa accusati di crimini che in altri tempi avrebbero suscitato l’orrore e meritato pene severissime; assistere nelle nostre chiese a riti che paiono pensati dalla mente perversa di Cranmer; vedere dei Prelati che portano processionalmente in San Pietro l’idolo immondo della pachamama, e udire il Vicario di Cristo scusarsi con gli adoratori di quel simulacro se un cattolico ha osato gettarlo nel Tevere. In tempi straordinari possiamo sentirci raccontare da un congiurato – il Cardinale Godfried Danneels – che sin dalla morte di Giovanni Paolo II la Mafia di San Gallo tramava per ottenere l’elezione di uno dei loro, risultato poi essere Jorge Mario Bergoglio; e dinanzi a questa rivelazione sconcertante possiamo rimanere impietriti come alla vista del basilisco, senza che né Cardinali né Vescovi esprimano la propria indignazione e chiedano che venga portata alla luce la verità.
[La compresenza di buoni e malvagi, di santi e dannati nel corpo ecclesiale ha sempre accompagnato le vicende terrene della Chiesa, ad iniziare dal tradimento dell’Iscariota. Ed è significativo che l’anti-chiesa cerchi di riabilitare Giuda – e con lui i peggiori eresiarchi – in modo da farli assurgere a modelli esemplari, “anti-santi” ed “anti-martiri”, e sentirsi così legittimata nelle sue eresie, nella sua immoralità, nei suoi vizi. La compresenza, dicevo, dei buoni e dei malvagi, cui accenna il Santo Vangelo nella parabola del grano e della zizzania, pare essersi mutata nella prevalenza dei secondi sui primi; con la differenza che il vizio e le deviazioni che un tempo erano pur sempre una piaga, oggi sono non solo maggiormente praticati e tollerati, ma anzi incoraggiati e fatti oggetto di elogio, mentre la virtù e la fedeltà all’insegnamento di Cristo sono disprezzate, schernite e, di fatto, condannate.]
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