lunedì 9 agosto 2021

Padre Pio di Pietrelcina, il primo Sacerdote stigmatizzato

 


L'avvocato Alberto Del Fante, bolognese, ex grado 33 della massoneria, scrisse questo libro dopo essersi convertito al confessionale di Padre Pio. 


STIGMATE 

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Metti qua il tuo dito e guarda le mie mani; stendi la tua mano, e mettila nel mio costato. Beati quelli che pur non avendo visto crederanno!». 

(Gv20,27-29) 


L'uomo, fu da Dio creato a sua immagine e somiglianza. L'amore unisce il dolce e divino legame del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.  

L'uomo, porta in sé, fin dall'origine, due nature diverse, l'umana e la divina, sta a lui dare maggiore o minore importanza all'una o all'altra. Egli, che è dotato del libero arbitrio, può scegliere e dare la preferenza al corpo o allo spirito. Il corpo, soggiace a tutte le influenze del mondo in cui vive, lo spirito, a quelle da cui viene e da cui dovrebbe e vorrebbe ritornare.  

Il corpo, soggiace al peccato mortale di origine, lo spirito, purificato col battesimo, tende invece attraverso i Sacramenti a riportarsi verso Dio.  

Solo attraverso le penitenze fisiche e spirituali può essere purificato anche il corpo e avvicinarsi alla purità, in tal modo egli può ottenere il libero dono della trasfigurazione, che Dio concede solo alle persone che hanno corpo e anima quasi allo unisono. Coll'estasi, che tutti non possono ricevere da Dio, la carne viene mortificata e lo spirito elevato e perfezionato. La creatura durante l'estasi fa risuscitare l'immagine di Cristo, fuga il peccato mortale, soffoca gli istinti terrestri e si avvicina al Salvatore, che porta per noi i divini segni della Crocifissione.  

In lei, che ha rinnovellato il dolore e l'angoscia, sorgono, come premio, i segni della gloria e della Santità, poiché essa fa suoi i dolori e le sofferenze che Cristo soffrì per noi sul Golgota.  

Ho voluto consultare vari libri di medicina e di religione, ma mentre i primi non hanno saputo darmi una spiegazione scientificamente esatta, gli altri invece mi hanno dimostrato e convinto, che le stigmate Bono di natura esclusivamente soprannaturale.  

É bene notare che tutti gli stigmatizzati, nessuno escluso, e se erro avrò piacere che altri mi riprendano, tutti ripeto, si trovano solo nella religione Cristiana e non in altre religioni, poiché solo la nostra religione deriva da Cristo, il Crocifisso.  

Ho consultato anche alcune enciclopedie che vanno per la maggiore, come il «Grand dictionnaire universel du XIX siècle, par Pierre Larousse», la «Grande Enciclopedie», la «Enciclopedia del Boccardo», e quella spagnola, la più importante di tutte come numero di volumi, ma tutte tacciono e il più oscuro silenzio regna in esse, quasi che tale parola non avesse valore, oppure poco esse dicono del grande fatto.  

Definizioni sì, ma definizioni che nulla dicono e che lasciano più ignoranti di prima. Una di queste dice:  

«Questa espressione è la riproduzione su certe persone per la concentrazione del pensiero, della scena della Passione, d'ecchimosi o di parti sanguinanti durante la crisi di estasi sulle parti del corpo, come ebbe Gesù Cristo, dipese dalla corona di spine, la lancia e i chiodi - Dott. A. Cat».  

I Dottori Tholuk e Steffen, non sapendo come spiegare le stigmate, azzardarono una ipotesi assurda, attribuendole nelle donne alla cessazione delle mestruazioni.  

E negli uomini, chiedo io?  

Il Dottor Debieyne giunse al paradosso, poiché disse che le stigmate dipendono dal continuo grattamento delle unghie sopra una determinata parte del corpo.  

I Dottori Moehier e Maury, le attribuirono a eccesso di misticismo. Però costoro, forse più scienziati dell'altro, dissero che trovavano strano, che ciò potesse avvenire solo per immaginazione.  

Nella Chiesa, S. Agostino fu il primo che si avvicinò ad una definizione quasi esatta.  

Egli disse che le stigmate «si chiamano i segni delle tribolazioni o le pene o le piaghe che ebbe per Cristo ricevute (una determinata persona).  

Mons. Alberto Forges, in un suo lavoro sui fenomeni mistici afferma che la stigmatizzazione consiste in piaghe apparse spontaneamente, cioè non provocate o procurate da traumatismi esteriori, e localizzate specialmente nelle mani, nei piedi e nel costato come in Gesù Nazareno. Da esse sgorga un sangue purissimo privo di siero purulento come avviene nelle piaghe comuni.  

Tali piaghe non cicatrizzano usando le comuni medicazioni, e non subiscono alcun processo di decomposizione, inoltre non esalano emanazioni nauseanti.  

Il Dottor Lefèvre, che studiò la stigmatizzata Luisa Lateau di Bois d'Haine, il Dottor Ferrand dell'Accademia medica di Parigi, il Prof. Dottor A. Poulain della Compagnia di Gesù, infine il Prof. Rohling affermano che non è possibile dare una spiegazione scientifica alla stigmatizzazione.  

Dello stesso avviso e alle stesse conclusioni giunsero pure molti altri illustri dottori, come il Michea, il Varlomont, il Charbonnier, i famosi Virchow e Charcot e il nostro Mantegazza. Il Tanquerey afferma che la stigmatizzazione avviene solo negli estatici, i quali provano tali e tante sofferenze fisiche e morali, da rendere il soggetto quasi simile all'Originale, di cui essi non sono che il riflesso o meglio una copia, mentre Cristo il Crocifisso, ne è il modello. Afferma infine, che fino ad oggi, 62 sono gli stigmatizzati riconosciuti veramente tali.  

Il Dott. Imbert afferma il fatto straordinario di 14 stigmatizzati portanti ferite al cuore, senza lesioni esteriori apparenti, ferite la cui conoscenza esatta si ebbe solo alla loro morte. S. Teresa, il cui cuore è conservato dopo 300 anni dalla sua morte, presenta cinque ferite di cui una profonda cinque centimetri, ferita che in un'altra creatura qualunque avrebbe procurato la morte e che invece la Santa portò con sé per ben 23 anni.  

Il Prof. Giorgio Festa di Roma in una lettera privata, diede la migliore definizione, rimando il lettore a quanto dirò più innanzi di lui.  

Qui citerò solo la definizione. Egli dice che: «Le stigmate sono un fenomeno completamente inesplicabile, se per stigmate si deve intendere la riproduzione nel corpo umano dei segni della Crocifissione, e come tale, né la storia, né la scienza, né la psicologia, mai potranno apporre un argomento dimostrativo contrario».  

Il Gorres, un dotto tedesco, nato a Coblenza il 25 gennaio 1776,- nel suo splendido volume «Mistica», a pagina 132 del primo volume, dice: La stigmatizzazione, questa profonda trasformazione della vita inferiore dell'uomo non si produce ordinariamente ad un tratto con tutti i suoi fenomeni, ma si estende a poco a poco e per gradi nelle diverse regioni della vita, e non compie l'opera sua che dopo averli sommessi tutti alla sua azione. Né suole manifestarsi in modo improvviso, o come dire in un baleno, ma invece ad ogni grado s'annunzia ordinariamente con segni di varie sorti».  

E veniamo a dire qualche cosa di concreto e di controllato, quindi di veramente positivo.  

Uso la parola positivo, poiché sono certo che non tutti coloro che mi leggeranno saranno degli spiritualisti, ma vi saranno pure dei materialisti, dei razionalisti, dei critici e degli ipercritici.  

Pico della Mirandola narrò la storia di S. Ludgarda, che ebbe da Cristo le stigmate. Il Razzi su appunti del Pico, scrisse la storia di lei.  

Veronica Giuliani, Caterina da Raconisio, Cristina da Stumbelen, Orsola d'Aguir, Giovanna della Croce, Cecilia de' Nobili, Angela della Pace, ebbero tutte, più o meno, delle rivelazioni di stigmatizzazione, non completa però.  

In tutta l'antichità cristiana, non si trova un esempio di stigmate complete. Il primo, che si crede l'abbia avute, fu S. Francesco d'Assisi, come risulta da autentici documenti di S. Bonaventura.  

Ho detto prima delle stigmate di S. Francesco.  

Credo, che nessuno, credente o no, metta in dubbio le stigmate dell'Assisiate.  

Si crede che le stigmate di S. Francesco fossero poco apparenti, dò non toglie che egli le abbia avute e che nessuno possa negarle.·  

Invisibili le ebbe invece Margherita Ebnerin, nata a Norimberga, e morta nel monastero di Maria Medingen nel 1351.  

S. Caterina da Siena, lo narra Raimondo da Capua, fu colpita da stigmate, ma queste apparivano e sparivano. Come siano a Lei venute lo narra Lei stessa. Durante la preghiera, mentre teneva stesa in alto la sua destra, sentì un dolore così forte che le fece emettere un grido acutissimo.  

«Stendi la tua mano - mi disse il Signore - ed io la stesi; ed Egli con la sua, trasse fuori un chiodo, la cui punta pose nel mezzo della palma della mia mano, e sì forte strinse la mano col chiodo, che parvemi che la mia mano fosse affatto forata, e tanto dolore sentii, quanto se fosse stata con un chiodo di ferro e col martello passata».  

In seguito ebbe tutte e cinque le stigmate. Dice il Razzi:  

«Vidi, diss'Ella, il Signore Crocifisso, che scendeva sopra di me con gran Lume. Per la qual cosa, dall'impeto della mente che voleva farsi incontro al suo Creatore, fu costretto il corpo mio ad alzarsi. Allora, dalle cicatrici delle sue santissime piaghe, vidi scendere in me cinque raggi sanguigni, i quali si indirizzavano alle mani ed ai piedi ed al cuore del mio corpo».  

Questi fatti avvennero in presenza di persone insospettabili, tanto è vero che divenne Santa.  

Per poco tempo invece l'ebbe Elena d'Ungheria, mentre a Geromina Garvaglio, scomparvero tutte le altre, rimanendo solo quella del costato, che più facilmente potevasi tenere nascosta.  

Ogni venerdì alla Cisterciense, Elisabetta di Spalbeck, sanguinavano le piaghe divine.  

Potrei inoltre citare Geltrude d'Oosten, Colomba Casarani, Anna di Vargas, Maria di Lisbona, Giovanna di Vercelll, Maddalena de' Pazzi, Stefania Quinzani, Filippa di S. Tomaso, Elisabetta di Reith, Maria di S. Domenico e Lucia di Narni ed altre infinite, ma troppo lungo sarebbe il nominarle tutte.  

Fra le più recenti dirò solo di Luisa Lateau, nata a Bois d'Haine nel Belgio, di Anna Caterina Emmerick, di questa, però, la Congregazione dei Riti, ha sospeso la beatificazione, perché non è possibile stabilire quanto vi è di vero, da quanto è stato riferito dal Brentano; di S. Caterina de' Ricci da Firenze e di S. Maria Francesca dalle cinque piaghe, che dovette ubbidire al suo confessore, che l'obbligò a mostrare pubblicamente, in una chiesa di Napoli, le sue stigmate, di Suor Maria di Gesù Crocifisso, che si sentì dire: «le rose sono per gli altri e le spine per te».  

E prima di venire a parlare di Teresa di Neumann, la stilizzata dei nostri giorni, accennerò di sfuggita a Gemma Galgani da poco morta e già beatificata (29 novembre 1931), a cui scomparivano dopo due o tre giorni i segni della flagellazione di Cristo.  

Teresa di Neumann di Konnersreuth, oltre avere le stigmate, ha attorno al capo anche i segni delle spine.  

Scrive il Van Lama (Teresa Neumann, una stigmatizzata dei nostri giorni. Libreria Editrice Fiorentina, a pagina 56):  

Si rimane dubitosi e ci si trova davanti a un enigma.  

Si tratta proprio di enigma? Sì, per coloro che stanno fuori della Chiesa cattolica, ma per noi cattolici la ragione illuminata dalla fede scioglie quest'enigma senza nessuna difficoltà ed anche lo scopo di questi interventi straordinari si spiega facilissimamente, quando ci si attenga allo spirito della Chiesa.  

Le stimate, qualora da certe premesse che vedremo più tardi sia dimostrate che vengono da Dio, appartengono ai carismi, alle grazie straordinarie che Dio concede secondo il suo libero giudizio, a chi vuole. Si può essere santi, cioè trovarsi in stato di grazia santificante, senza possederle e si può possederle senza essere dichiarati dalla Chiesa santi. Poiché il cielo non è popolato solamente da quella piccola schiera di santi che vengono ufficialmente proclamati tali. Se su trecento stimmatizzati e più finora non se ne sono elevati all'onore degli altari, cioè canonizzati, che 60, non è detto con ciò che tutti gli altri non fossero o siano degni di tale onore. Dipende semplicemente dal fatto che la loro canonizzazione non venne finora postulata da nessuna parte, né dagli ordinariati diocesani, né dalle congregazioni religiose; senza una tale proposta infatti (previa inchiesta preliminare) Roma non inizia affatto il processo di beatificazione o, rispettivamente, di canonizzazione.  

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