MARIA DIEM PHAT-DIEM, VIETNAM, 1924-1925
Documentazione
Il caso avvenne nel 1924-25, ma la prima ampia relazione dei fatti fu pubblicata solo nel 1949-50 nel bollettino delle Missioni Estere di Parigi uscito a Hong-Kong col titolo: Ricordi di un esorcista. L’esorcista autore dell’articolo è Monsignor de Cooman, più tardi Vicario Apostolico di Than-Hoa, Viet Nam, la cui testimonianza, trattandosi del principale interessato della vicenda, non può essere messa in dubbio. Al tempo degli avvenimenti qui descritti egli era sul posto in qualità di vescovo ausiliare (li Monsignor Marcou vescovo di Phat-Diem, dal quale aveva ricevuto l’incarico di visitare e riformare tutte ie comunità delle suore della Santa Croce, una congregazione locale. Anche questa relazione è riportata in riassunto da P. Sutter, nella VII edizione dell’opera citata, Satans Macht und Wirken, pp. 163-176, che noi teniamo davanti agli occhi nello stendere queste pagine.
1. Il demonio si fa sentire nel convento delle suore
La protagonista principale dei fenomeni diabolici di Phat-Diem è una giovane del luogo di nome Maria Diem. Al tempo degli avvenimenti, 1924, essa aveva 17 anni ed era novizia nel convento delle suore della Santa Croce. Da tempo, cioè da circa due anni, era disturbata dal demonio, ma per un po’ non ci fece caso. Quando però la situazione diventò insopportabile anche per l’agitazione e il subbuglio che creava in tutta la comunità, si dovette avvertire Monsignor de Cooman, delle Missioni Estere di Parigi, incaricato dal vescovo di visitare e di riformare tutte le comunità della stessa congregazione nel VietNam. Monsignor de Cooman si recò nel convento, ascoltò le otto novizie che erano state più volte testimoni oculari dei fatti straordinari capitati nella loro comunità intorno alla loro consorella.
I fatti capitavano generalmente di notte. Rumori strani si facevano sentire. Per ore e ore Maria Diem si sentiva percossa da colpi provenienti da una mano invisibile. Pietre, pezzi di legno e altri oggetti erano lanciati con forza contro di lei e contro le persone che la assistevano. Una voce misteriosa e insistente diceva che Maria avrebbe dovuto lasciare il convento perché un giovane della città, un certo Minh, la voleva prendere in sposa. Era andato in pellegrinaggio alla celebre pagoda di Den-Song e aveva pregato gli dei che gli ottenessero di sposare la novizia. La stessa voce riferiva i difetti e le mancanze delle suore, dalla superiora all’ultima postulante, non escluso il vescovo visitatore. Il quale non tardò molto a convincersi della verità delle informazioni e della gravità della cosa, e cercò subito di porvi rimedio perché il male non aumentasse, non fosse conosciuto fuori del convento e non portasse disastri ancora maggiori. Per prima cosa proibì in modo assoluto alle novizie di parlare col demonio o di riferire la cosa agli estranei. Raccomandò di moltiplicare le preghiere a Dio e distribuì loro medaglie benedette della Madonna e di san Benedetto, benedì nuovamente la casa, consacrò la comunità al Sacro Cuore di Gesù e la mise sotto la protezione speciale di santa Teresa del Bambino Gesù che era stata canonizzata in quell’anno.
2 La tregenda diabolica continua
L’audacia e la sfacciataggine del demonio non si fermò per questo. Il 22 settembre 1924, anzi, si fece vedere a Maria Diem, le diede un forte ceffone in faccia e sulla bocca in punizione perché aveva parlato della cosa, aggiungendo:
— Il giovanotto è stato già quattro volte alla pagoda e vuole la tua mano. Verrò io stesso a prenderti quanto prima.
Il fracasso notturno aumentava sempre più. La maestra delle novizie diede a Maria Diem un crocifisso alto 20 centimetri, e poi un altro ancora più grande. Tutte e due le volte il Cristo fu strappato dal legno da una mano invisibile. Per tutto un intero mese la novizia fu fatta bersaglio di ogni sorta di oggetti, pietre, pezzi di legno, bottiglie vuote, patate e altra frutta. Mentre una volta Monsignor de Cooman era a colloquio con lei la sentì uscire in un grido acutissimo: un pezzo di mattone era caduto improvvisamente sulle sue spalle e l’aveva ferita. Il diavolo disse in quella circostanza che il peggio non era ancora venuto.
Le notti erano diventate sempre più un incubo pauroso per la novizia e per le sue consorelle, e ciò per ben due lunghi anni. Ma, com’è, ci si abitua a tutto, e anche quelle visite e quella presenza maledetta a poco a poco diventarono abituali e le vittime non ci fecero più gran caso. I rumori prendevano le forme più impensate, strida di uccelli notturni, nitriti di cavallo, clacson di automobili, sirene di nave, brontolamento di tuono, passi pesanti di persone invisibili che si bisticciavano nel corridoio. Talvolta il rumore si cambiava in musica col suono di tamburi, di chitarre, di mandolini, di trombe e di altri strumenti musicali del posto, giovani cantori apparivano e cantavano con bellissima voce da tenore, si trattenevano con le novizie e ne chiedevano la mano. I quattro cani del convento a quei rumori insoliti abbaiavano e mugolavano inquieti e nervosi: tutti e quattro, nel giro di poche settimane, senza sapere da chi, furono trovati uccisi.
Un giorno Maria era al confessionale. Il confessore a un tratto sentì dei colpi e delle percosse. Uscì dal confessionale per vedere che cosa fosse successo e vide che la penitente era stata maltrattata dal diavolo perché aveva manifestato al confessore le prove a cui era soggetta. Questi fatti erano noti a tutti nella casa delle suore e cinquanta persone li potevano confermare.
3. Infestazioni e possessioni collettive
Nei fenomeni di Phat-Diem non vediamo soltanto la possessione diabolica di diverse persone — vedremo subito che altre novizie, oltre Maria Diem, erano vittime del demonio — ma anche l’infestazione nella forma più odiosa e più paurosa.
Il diavolo si faceva vedere di giorno e di notte, ma più spesso di notte, negli aspetti più impensati e più spaventosi, talvolta come un serpente con la lingua fuori dalla bocca e con un sibilo acuto, talvolta come un bufalo sbuffante, talvolta come un gigante spaventoso. Una volta Maria Diem si vide consegnare da un giovane sconosciuto una scatoletta rotonda nella quale c’era — diceva il giovane — il suo cuore ardente di amore. Il demonio si presentava anche sotto l’aspetto del superiore della missione e porgeva alla novizia un anello e una croce da baciare. Un giorno la sua assistente, mentre le faceva la lettura spirituale, si era accorta che la novizia era distratta e non faceva attenzione alla lettura che del resto era molto interessante. Che cosa era successo? Maria aveva visto alle spalle della lettrice due diavoli che le facevano gesti e boccacce. Di fatti simili se ne aveva tutti i giorni.
I fenomeni di levitazione non si contano. Nove volte Maria fu vista tirata fuori dal letto e gettata a terra. Una notte le sparirono tutti i vestiti che poi furono trovati nel cestino delle immondizie. Il 12 ottobre 1924 il gatto di casa saltò improvvisamente nel letto di Maria: un diavolo era entrato nel corpo del gatto che per tutta la notte imperversò furioso e mise sottosopra il dormitorio del noviziato.
Il maleficio che aveva colpito Maria Diem a poco a poco si estese ad altre novizie. Per questo motivo essa fu vista male dalla comunità e si sentì sempre più circondata da sospetto e antipatia e irritazione che crebbero quando scoppiò un incendio che mandò in fumo il deposito di paglia e di fieno del noviziato. Un altro incendio con gravi danni scoppiò due mesi dopo. Maria era sul punto di impazzire e di domandare 1c dimissioni dal noviziato.
La possessione diabolica, come si è detto, passò presto anche ad altre novizie e postulanti. La relazione del vescovo de Cooman ricorda il nome di sole quattro ossesse, Kihn, Rose, Lucia e Anna, ma devono essere state di più.
Il 19 novembre una postulante si arrampicò con la sveltezza di un gatto su un alto albero del giardino. Essa se ne stava tra i rami con grande spasso dei passanti che si fermavano e ridevano. Solo dopo ripetuti segni di croce si decise a scendere. Altre volte erano le novizie che si arrampicavano su un’alta palma stando tranquillamente appollaiate sulla sottile cima della pianta. Un’altra volta una novizia si distese con tutta la persona su un ramoscello di soli 3 centimetri di spessore e rimase a lungo in quella posizione senza che il ramoscello si piegasse.
L’arrampicarsi sugli alberi era diventata per alcune di esse una mania. La superiora, per impedirlo, aveva messo loro addosso delle croci benedette. Ma le novizie avevano trovato subito l’inganno, con salti di due o tre metri arrivavano fino al soffitto e si nascondevano tra le travi e là restavano distese. Se per caso cadevano sul pavimento, si rialzavano ridendo senza accusare nessun male.
La crisi diabolica delle giovani le spingeva talvolta a scappare di convento. Per questo si sentì il bisogno di legar loro le mani e i piedi con robuste funi, ma spesso anche queste precauzioni non servivano a nulla e le infestazioni continuavano come prima. Tanto in Maria Diem quanto nelle sue compagne non mancarono gli altri fenomeni caratteristici della presenza diabolica: la conoscenza di altre lingue — nel loro caso, specialmente del latino — e di cose lontane e occulte. Spesso fu rivelato da esse il contenuto di lettere che non avevano potuto certamente leggere, o la malattia che qualche consorella avrebbe avuto poco dopo.
4. La liberazione: 29 gennaio 1925
Tutti questi fatti, ed altri che abbiamo omesso, avevano convinto Monsignor de Cooman della presenza diabolica e della necessità di arrivare all’uso dei mezzi che la chiesa consiglia in simili casi, ed egli, d’accordo col suo vescovo Monsignor Marcou, decise di iniziare gli esorcismi prescritti dal rituale.
Il 10 novembre 1924 ordinò alla comunità di fare un triduo di preghiere in onore di santa Teresa del Bambino Gesù. Finito il triduo iniziò gli esorcismi, ma da principio il risultato fu davvero scoraggiante. Solo dopo il secondo esorcismo una novizia si trovò impossibilitata a farsi il segno della croce: il suo braccio era diventato rigido come un pezzo di ferro e non poteva muoverlo. Una seconda si rifiutò agitandosi furiosa e gridando:
— Il diavolo vuole impadronirsi di me. Io non voglio, io non voglio Undici persone non riuscivano a dominarla e a tenerla ferma.
Le novizie diedero una nuova prova della loro avversione alle cose sacre, segno evidente della loro ossessione. Si opposero con ogni sforzo a che le facessero entrare nella piccola cappella dove l’esorcismo doveva essere fatto. Cinque robuste persone appena riuscivano a farle entrare una per volta. Arrivato l’esorcista presero tutte il volo, chi in un angolo, chi sotto l’altare, chi addirittura nel trogolo del maiale.
Il vescovo Marcou aveva raccomandato di continuare con gli esorcismi ogni giorno fino a liberazione completa. Tutti i giorni si verificavano sempre gli stessi fenomeni e non era sempre facile far tornare e conservare la calma nelle giovani indemoniate.
Si era così arrivati al 25 gennaio 1925. La comunità delle suore, unita alle altre comunità della congregazione, si preparava agli esercizi annuali. Erano in tutte una sessantina di religiose. Un triduo in onore di santa Teresa del Bambino Gesù doveva preparare la comunità al grande ritiro. Ancora il primo giorno del triduo fu disturbato da un avvenimento fuori dell’ordinario: durante la preghiera si sentì alla porta un battere furioso e poco dopo il rullare di un tamburo. Le giovani indemoniate cominciarono a smaniare orrendamente, Kihn digrignava i denti, Rosa abbaiava, Lucia grugniva, Anna fischiava, tutte poi caddero in paurose convulsioni. Il giorno dopo il convento sembrava diventato un manicomio. Solo al quinto giorno era tornata la pace e poterono cominciare gli esercizi spirituali. Sembrava che, finalmente, satana se ne fosse andato del tutto, ma era la solita finta. Dopo pochi giorni, ecco, il frastuono e il fracasso ricominciarono come prima e peggio di prima e questa volta non solo nel convento a PhatDiem, ma anche in altri tre conventi fuori città della stessa congregazione.
Ma ormai anche per il demonio era venuta l’ora di andarsene. Furono rinnovate e moltiplicate le preghiere a santa Teresa del Bambino Gesù e a san Giuseppe, e finalmente venne l’effetto desiderato. San Giuseppe è invocato nelle sue litanie come «terrore dei demoni» e questa volta non aveva deluso le speranze dei suoi devoti.
Il 29 gennaio 1925 era il giorno della liberazione del convento di Phat-Diem e della comunità che ivi risiedeva, ma non di Maria Diem. Essa, anche dopo la sua professione religiosa nel luglio 1925, rimase preda del demonio per altri sei mesi con comprensibile disagio di tutta la comunità, ma finalmente, nel dicembre successivo, anche lei si vide completamente libera, e con lei tutto il noviziato e tutta la casa.
Si può facilmente immaginare che cosa abbia rappresentato quella brutta avventura nella comunità religiosa di Phat-Diem e quale dovette essere la vita una volta superata quella misteriosa esperienza. Dopo 25 anni, nel 1949, quando Monsignor de Cooman mise in carta e rese di pubblica ragione quelle vicende, egli poteva affermare che la pace e il fervore religioso dominavano nel convento delle suore della santa Croce. Tre delle cx indemoniate erano diventate ottime religiose. Maria Diem era stata nominata maestra delle novizie e morì nel convento dei Than-Hoa il 6 agosto 1944, festa della Trasfigurazione del Signore.
Coll’avvento del comunismo 300 suore dovettero lasciare il nord Viet Nam e si portarono al sud dove, cominciando da zero, disboscarono una parte della foresta e costruirono, quasi da sole, un nuovo convento.
Paolo Calliari
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