lunedì 20 settembre 2021

Tutte le cose sono velate in terra.

 


Riprendiamo la nostra riflessione sulla Fede. La Fede è comunione con Dio. In questa vita ci  permette di cominciare a conoscere Dio, di possederlo come Verità, di vedere tutto e tutte le cose        –visibili ed invisibili– come veramente sono: tutte le cose vengono da Dio e sono canali di comunicazione con Lui, occasioni per incontrarlo, per farci abbracciare da Lui e per abbracciarlo. Tutte le  cose e le circostanze lo velano e lo rivelano; non sono Dio, ovviamente, ma ci parlano di Dio. “I cieli e la terra sono pieni della sua Gloria”. Tutte le cose hanno tanto da raccontarci di Lui, ma per  ascoltarle dobbiamo avere le giuste disposizioni: umiltà nella mente, desiderio nel cuore. Quando ami  una persona, già in partenza sei disposto a crederla;  per tanto, ama e crederai, credi e capirai.  

Infatti dice il Signore a Luisa: “Figlia mia, per comprendere bene un soggetto ci vuole la  credenza, perché senza questa tutto è buio nell’intelletto umano, mentre solo il credere accende  nella mente una luce e per mezzo di questa luce scorge con chiarezza la verità e la falsità, quando  opera la grazia e quando la natura, e quando l’opera diabolica. Vedi, il Vangelo è noto a tutti; ma chi  comprende il significato delle mie parole, le verità che esse contengono? Chi le conserva nel proprio  cuore e ne fa un tesoro per comprarsi il regno eterno, chi crede. E tutti gli altri non solo non ne  comprendono un acca, ma se ne servono per farsi beffe e mettere in burla le cose più sante. Onde si  può dire che tutto è scritto nel cuore di chi crede, spera ed ama, e per tutti gli altri niente è scritto.  Così è di te: chi ha un po’ di credenza vede le cose con chiarezza e trova la verità; chi no, vede le  cose tutte confuse”.   (Volume 4°, 09.01.1903) 

In Cielo non c’è Fede, non serve: tutto è chiaro. Solo in Cielo troveremo la perfetta risposta ad  ogni possibile “perché”. Ma in questa vita tutte le cose –possiamo dire– sono in un certo modo simili ai Sacramenti; infatti ad esse si può applicare la definizione di “Sacramento” come si legge nel  Catechismo di San Pio X: “Con la parola sacramento s’intende un segno sensibile ed efficace della  grazia, istituito da Gesù Cristo per santificare le anime nostre”. Tutto ciò che Dio fa è “sacro”, viene  cioè da Dio e ha lo scopo di trasmetterci una qualche grazia da parte di Dio e di congiungerci a Dio.  Ogni cosa ci porta da parte Sua  le sue notizie, la sua Provvidenza, il suo Amore.  

A questo punto è indispensabile, da parte nostra, passare dal “segno” al significato, dall’involucro al Contenuto.  E così dice Gesù:  

“Figlia mia, tutte le cose quaggiù, tanto nell’ordine soprannaturale quanto nell’ordine naturale,  sono tutte velate. Solo nel Cielo sono svelate, perché nella Patria Celeste non esistono veli, ma si  vedono le cose come sono in se stesse; sicché lassù non deve lavorare l’intelletto per comprenderle,  perché da se stesse si mostrano quali sono, e se lavoro c’è da fare nel beato soggiorno, se pure si  può chiamare lavoro, è quello di godere e felicitarsi nelle cose che svelatamente [si] vedono. Invece  quaggiù non è così; siccome la natura umana è spirito e corpo, quindi il velo del corpo impedisce  all’anima di vedere le mie verità; [infatti] i sacramenti e tutte le altre cose sono velati. Io stesso,  Verbo del Padre, avevo il velo della mia Umanità. Tutte le mie parole, il mio Vangelo, [sono] sotto  forma di esempi e di similitudini, e mi comprendeva chi si avvicinava ad ascoltarmi con la fede nel  cuore, con umiltà e con voler conoscere le verità che Io manifestavo loro, per metterle in pratica.  Col fare ciò rompevano il velo che le mie verità nascondevano e trovavano il bene che c’era in  esse. Con la fede, con l’umiltà e col voler conoscere le mie verità facevano un lavoro, e con  questo lavoro rompevano il velo e trovavano le mie verità, quali sono in se stesse, e quindi restavano  legati a Me col bene che contenevano le mie verità. Altri che non facevano questo lavoro, toccavano il velo delle mie verità, non il frutto che c’era dentro, perciò restavano digiuni, non capivano nulla e,  voltandomi le spalle, si partivano da Me. 

Così sono le verità che Io con tanto amore ti ho manifestato sulla mia Divina Volontà. Per fare  che risplendano come soli svelati, quali sono, devono fare il loro lavoro, la via per toccarle, che è la  fede; devono desiderare di volerle conoscere, pregare ed umiliare il loro intelletto per aprirlo, per fare  entrare in loro il bene e la vita delle mie verità. Se ciò faranno, romperanno il velo e le troveranno più  che fulgido sole, altrimenti resteranno ciechi ed Io ripeterò loro il detto del Vangelo: «Avete occhi e  non vedete, orecchie e non ascoltate, lingua e siete muti». 

Vedi, anche nell’ordine naturale tutte le cose sono velate. La frutta ha il velo della corteccia: chi  gusta il bene di mangiarla? Chi fa il lavoro di avvicinarsi all’albero, di coglierla, di togliere la corteccia  che nasconde il frutto; costui gusta e fa suo cibo il frutto desiderato. I campi sono velati di paglia: chi  prende il bene che quella paglia nasconde? Chi sveste quella paglia ha il bene di prendere il grano  per formare il pane per farne il suo cibo quotidiano. Insomma, tutte le cose hanno quaggiù il velo che  le copre, per dare all’uomo il lavoro e la volontà [e] l’amore di possederle e gustarle. 

Ora, le mie verità superano di gran lunga le cose naturali e si presentano alla creatura come  nobili regine velate, in atto di darsi a loro, ma vogliono il loro lavoro, vogliono che avvicinino ad esse i  passi della loro volontà per conoscerle, possederle ed amarle, condizioni necessarie per rompere il  velo che le nascondono. Rotto il velo, con la loro luce si faranno strada da sole, dandosi in possesso  di chi le ha cercato. Ecco la ragione per cui leggono le verità sulla mia Divina Volontà e fanno vedere  che non comprendono ciò che leggono, anzi si confondono, perché manca la vera volontà di  volerle conoscere; si può dire che manca il lavoro per conoscerle e senza lavoro non si acquista  nulla, né meritano un tanto bene, ed Io, con giustizia, nego loro ciò che abbondantemente do agli  umili che sospirano il gran bene della luce delle mie verità.  

Figlia mia, quante mie verità soffocate da chi non ama conoscerle e non vuol fare il suo  piccolo lavoro per possederle! Sento che vogliono, se potessero, soffocare Me stesso. Ed Io nel mio  dolore sono costretto a ripetere ciò che dissi nel Vangelo e lo dico coi fatti: tolgo a chi non ha o ha  qualche piccola cosa dei miei beni, e lo lascio nella squallida miseria, perché non volendoli e non  amandoli li terrà senza stimarli e senza frutto, e darò più abbondante a quelli che hanno, perché  questi li terranno come preziosi tesori che li  [faranno] fruttificare sempre più.”  (Vol. 28°, 02.08.1930)  Senza questo desiderio di penetrare oltre il velo per conoscere e possedere ciò che in esso si  occulta, tutto rimane incomprensibile: “Avete occhi e non vedete? Avete orecchi e non sentite? Si è  indurito il vostro cuore?” (Mc 8,18), tutto risulta una bella parabola, tutto diventa un bel raccontino  edificante… Invece ogni cosa copre la Presenza reale e palpitante di amore della Divina Volontà. Se  l’Eucaristia contiene sotto l’aspetto di una piccola Ostia bianca la reale Presenza di Gesù Cristo, vero  Dio e vero Uomo, con tutta la sua Vita, Passione e Morte e Resurrezione, allo stesso modo gli altri  Sacramenti contengono occulta la Divina Volontà in atto di darci Vita.  

E lo stesso i Comandamenti: compiere qualcosa che Dio vuole contiene in sé la Presenza reale     e viva della sua Volontà. Purtroppo, senza la luce, la creatura si ferma all’involucro, non vede oltre il  velo dell’obbligo, percepisce soltanto la voce del comando divino e non scopre il Cuore divino. E’  perché è ancorata in se stessa, è la volontà umana che vuole far tutto con la propria forza…   

“Figlia mia, chi fa la mia Volontà e vive in Essa forma nella sua anima il libro del «Fiat» Divino,  ma questo libro deve essere pieno, non vuoto o [con] qualche pagina scritta. Se non è pieno finirà  subito di leggerlo e, non avendo che leggere, si occuperà di altro e quindi la vita della mia Divina  Volontà sarà interrotta e come spezzata nella creatura. Invece, se è pieno avrà sempre da leggere, e  se pare che finisca, Io aggiungerò altre pagine più sublimi, per fare che mai le manchi la vita, la conoscenza sempre nuova e l’alimento sostanzioso del mio Volere Divino. Sicché l’interno deve essere  come tante pagine per formare questo libro; pagina l’intelligenza, pagine la volontà e la memoria,  pagina il desiderio, l’affetto, il palpito, pagina la parola che deve saper ridire ciò che ha letto, altrimenti resterà [come] un libro che non farà bene a nessuno, mentre il primo scopo di chi fa un libro è  di propagarlo. Quindi tutto l’interno deve essere scritto con pagine della mia Divina Volontà e questo  libro deve essere tanto pieno, da non poter trovare altro da leggere se non la sola mia Volontà.  

Ora, quando l’anima ha pieno il suo libro interno, conoscerà molto bene il libro esterno della  Divina Volontà: tutta la Creazione non è altro che [un] libro di Essa, ogni cosa creata è una pagina  che forma un libro grandissimo e di molti volumi. Onde avendo formato il suo libro interno e [avendolo] letto ben bene, saprà leggere benissimo il libro esterno di tutta la Creazione e in tutte le  cose ritroverà la mia Divina Volontà in atto di darle la sua vita, le sue lezioni altissime e sublimi e il  suo cibo prelibato e santo. A chi ha formato nel suo interno questo libro del «Fiat» divino e [lo ha]  letto ben bene, succederà come [a] chi ha posseduto un libro, lo ha letto e riletto, ha studiato bene le  cose più difficili, ha appianato tutte le difficoltà [e] delucidato i punti più oscuri, in modo che ha  consumato la sua vita su quel libro: se una persona di fuori gli portasse un altro libro simile, lo saprà  leggere certissimo e riconoscerà in quello il libro suo. Molto più che la mia Volontà Divina ha chiuso  la creatura nel cerchio suo santissimo e ha messo nel fondo dell’anima il libro del suo «Fiat», e nella  Creazione ha ripetuto il suo libro divino, in modo che l’uno fa eco nell’altro e si intendono  mirabilmente. Ecco perché è necessario riconoscere il libro del «Fiat» divino nel fondo della propria  anima, leggerlo ben bene per farne vita perenne, e così, con facilità poter leggere le belle pagine ed il gran libro della mia Volontà di tutta la Creazione.”  (Vol. 29°, 06.07.1931) 

La Volontà Divina ci appare continuamente mascherata di… un bel tramonto, di un lavoro da  fare, di un uccellino che canta per noi, di una situazione dolorosa, di una persona che incontriamo…  Ma è sempre Lei, cioè, il Cuore del Padre nostro Divino… La Fede è scoprirla, trovarla, abbracciarla. 

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