martedì 26 ottobre 2021

IL CURATO D'ARS SAN GIOVANNI MARIA BATTISTA VIANNEY

 


Il Vicariato d'Ecully (1815-1818).  

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Quando il Vicario generale Courbon disponeva dell'abate Vianney per la parrocchia di Ecully, il suo affezionato maestro otteneva di averlo vicino a sé, nella casa sua, per aiutarlo a  continuare gli studi di teologia. Così nei momenti lasciati liberi dalle occupazioni pastorali, si riprese il Rituel de Toulon, ed il maestro poté spiegare in un modo più pratico il dogma, la morale e la liturgia. Quando uscivano insieme, il Curato Balley proponeva al suo discepolo casi di coscienza più o meno imbrogliati, dei quali il giovane vicario doveva dare la soluzione, precisando le ragioni che lo inclinavano a preferire una soluzione piuttosto che un'altra 18.  

Ma la casa parrocchiale di Ecully non era stata scelta da Dio per il nostro giovane sacerdote solamente perché fosse per lui la più sicura dimora: quella era anche una vera scuola. di santità.  

Ben presto, tra l'abate Balley, sacerdote di straordinaria mortificazione, ed il suo giovane vicario, si impegnò una spaventosa emulazione di austerità 19; secondo la espressione del canonico Pelletier, parroco arciprete di Treffort, «si aveva un santo vicino ad un altro santo» 20. Più tardi l'abate Vianney farà questa confessione di una commovente umiltà: «Avrei finito per essere un po' buono anch'io, se avessi avuto la fortuna di rimanere sempre coll'abate Balley. Nessuno mi ha mai fatto comprendere meglio di lui fino a quale punto l'anima può liberarsi dai sensi e l'uomo può rendersi simile ad un angelo. Per sentirsi spinti ad amare Dio, bastava sentirlo ripetere: Mio Dio, vi amo con tutto il mio cuore.» 21.  

 L'abate Balley portava il cilicio ed il nostro Santo chiese segretamente alla madre Bibost ed alla figlia di lei, Claudina, di preparargli un farsetto di crine che egli avrebbe indossato sulla carne 22. Quando non arrivavano ospiti a turbarli nelle loro piccole abitudini era una gara tra Curato e Vicario nel mortificarsi: mai vino 23, qualche patata con pane bigio era riputata sufficiente, ed il pezzo di carne, dopo ripetute comparse sulla  tavola, diventava nero ... 24. Questo modo di mortificarsi fu poi portato a tale punto che alcuni buoni fedeli di Ecully credettero bene di avvisarne il superiore. Rispondeva l'abate Courbon: «Siete ben fortunati voi, parrocchiani di Ecully, che avete due preti che fanno penitenza per voi! ...» 25. Più ancora, il Curato denunciò il Vicario all'autorità, perché passava i limiti ed il Vicario denunciò il Curato per eccessi di mortificazione: l'abate Courbon li congedò entrambi con benevolo sorriso 26.  

Vi erano, però, anche delle eccezioni alla regola ordinaria dell'austerità, poiché, quando si trattava di ricevere ospiti, tra i quali vi fu qualche volta l'abate Groboz coi Vicari generali, la tavola lasciava la sua figura severa ed il «menu» era migliore e più vario 27.  

 Si teneva precisamente uno di questi pranzi, quando, in un mezzogiorno del mese di ottobre, giunse una contadina, vestita secondo il costume della Forez, che chiedeva di vedere Giovanni Maria. La domestica riferì che stava a tavola con vari ospiti, ma ciò non turbò la pia donna, che non temette neppure di turbare la festa. Era la madre Fayot. Forte nel suo desiderio di vedere l'abate Vianney, entrò nella sala ove erano anche i Vicari Courbon e Bochard: e conobbe tosto il suo «buon figliuolo». L'abate Vianney si era già alzato e pieno di rossore si avanzava verso la sua «buona madre», che, abbracciandolo, stampò sulle sue guance due baci sonori 28.  

 L'austerità e la penitenza dell'abate Balley non lo avevano reso né misantropo né insocievole. Conservava relazioni ed amicizie, visitava con frequenza la famiglia Loras ed era favorevolmente conosciuto dal signor Antonio Jaricot, distinto industriale, che aveva comperato a Tassin, vicino ad Ecully, una casa di campagna, lasciata presto alla sua figlia maggiore, passata a nozze col signor Perrin. La sorella di costei, Paolina  Jaricot, di allora diciotto anni, nella bella stagione veniva ad abitare a Tassin. Per qualche tempo era stata inclinata ad una mondanità, della quale non poteva neppure supporre il pericolo, ma presto la si aveva vista rinunciare ai vani ornamenti, per diventare un modello di pietà. Il castello vide qualche volta riuniti colla famiglia Jaricot ed il clero della parrocchia, anche altri ecclesiastici molto distinti, tra i quali il futuro Cardinale Villecourt e l'abate Wurtz, vicario a Saint-Nizier di Lione e confessore di Paolina.  

Fu in queste riunioni di Tassin che per la prima volta l'abate Vianney, umilmente seduto ad un lato della tavola come Paolina Jaricot, sentì parlare della giovane Santa Filomena, Vergine e Martire, il cui corpo era stato scoperto da appena pochi anni in una delle catacombe romane e che, secondo quanto si diceva, moltiplicava i miracoli. Il nostro Santo allora non immaginava certo quale parte avrebbe avuto nella sua vita e nel suo cuore la piccola Santa, immolata ai primi tempi della cristianità 29.  

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Canonico FRANCESCO TROCHU

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