O Gesù,
con i santi magi t'adoriamo,
con essi ti offriamo
i tre doni della nostra fede
riconoscendoti e adorandoti
quale nostro Dio
umiliato per nostro amore,
quale uomo rivestito di fragile carne
per patire e morire per noi
e nei tuoi meriti sperando,
siamo sicuri conseguire l'eterna gloria;
con la nostra carità
ti riconosciamo sovrano d'amore
dei nostri cuori,
pregandoti che nella tua infinita bontà
ti degni di gradire
ciò che tu stesso ci hai donato.
Degnati trasformare i nostri cuori
come trasformasti quelli dei santi magi,
e fa' ancora che i nostri cuori,
non potendo contenere gli ardori della tua carità,
ti manifestino
alle anime dei nostri fratelli
per conquistarle.
Il tuo legno non è lontano
e tu facci partecipare al tuo trionfo
sulla terra, per poi partecipare
al tuo regno nel cielo.
Fa che non potendo contenere
le comunicazioni della tua divina
carità, predichiamo con l'esempio
e con le opere la. tua divina regalità.
Prendi possesso dei nostri cuori
nel tempo per possederli nell'eternità;
che mai ci togliamo da sotto il tuo scettro:
né la vita né la morte
valga a separarci da te.
La vita sia vita attinta da te
a larghi sorsi d'amore
per spandersi sull'umanità
e che ci faccia morire ad ogni istante
per vivere solo di te
e spandere te nei nostri cuori.
(Epist. IV 887-888)
Abitiamo con la fede viva, colla speranza ferma e coll’ardente affetto nel cielo, col vivissimo desiderio finchè siamo aviatori, per potervi un giorno quando a Dio piacerà, abitarvi colla persona».
(Epist. II, 453)
«Se tu non hai né sufficiente oro, né incenso per offrire a Gesù, avrai almeno la mirra dell'amarezza: e mi conforta il sapere ch'egli l'accetta volentieri, come se cotesto frutto di vita volesse essere posto nella mirra dell'amarezza, sia nel suo nascimento, sia nella sua morte: Gesù glorificato è bello; ma a me sembrami che lo sia maggiormente crocifisso.
Deh! dunque, ama più agonizzare con Gesù nell'orto, che compassionarlo perché più ti rassomigli al divin Prototipo».
(Epist. IV, 420-421)
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