domenica 23 agosto 2020

Francesco I , il Vangelo e il Corano



Francesco I ha rilasciato un’intervista al quotidiano francese La Croix il 16 maggio 2016 sui rapporti tra Cristianesimo e Islam. In Italia Fausto Carioti l’ha commentata in un articolo su Libero (17 maggio 2016) intitolato:

“Bergoglio choc: il Vangelo come il Corano”.
Il ragionamento che ha fatto Francesco I è il seguente: “l’idea di conquista è inerente all’anima dell’Islam. Si potrebbe interpretare con la stessa idea di conquista la fine del Vangelo di Matteo, dove Gesù invia i suoi discepoli in tutte le nazioni”.
Non è esatto: l’Islam sin da Maometto conquista con la spada, mentre Gesù manda gli Apostoli a predicare il Vangelo senza coercizione violenta.
Fausto Carioti giustamente osserva che
“in questo modo Francesco I mette sullo stesso piano evangelizzazione e Jihad”.
È esatto il commento di Carioti, Francesco I mette sullo stesso piano la Jihad e il Vangelo.
Per lui tutte le religioni si equivalgono, non bisogna fare proselitismo e tutto ciò non è una novità. Infatti le giornate interreligiose di Assisi 1986 (Giovanni Paolo II) e 2006 (Benedetto XVI) hanno il significato di equivalenza di tutte le religioni.
Ora per quanto riguarda l’Islam esso nega i due dogmi fondamentali del Cristianesimo:
  • 1°) la SS. Trinità,
  • 2°) la divinità di Cristo .
Quindi non è conciliabile col Cristianesimo.
A partire, invece, dalla sua premessa Francesco I conclude che l’Europa e i suoi valori possono e debbono convivere con l’Islam.
Questa è pura utopia. La storia ce lo insegna: ovunque l’Islam è penetrato ha conquistato con la violenza le Nazioni e le anime costringendole alla conversione forzata, pena la morte.
Solo in qualche Stato islamico, di matrice nazional popolare e baathista (Iraq, Siria, Egitto, Libia, Tunisia…), l’Islam non ha ucciso i cristiani che non volevano apostatare dalla loro religione e abbracciare il Corano.
Ma gli Usa e l’Europa hanno distrutto a suon di bombe proprio questi Stati ed hanno lasciato libero il passo all’Isis.
Inoltre Francesco I dice che la convivenza tra Cristianesimo e Islam è “tanto più necessaria oggi che l’Europa conosce un grave problema di denatalità”, ma dimentica di aver detto alle famiglie cattoliche di “non fare come i conigli”, che si riproducono ampiamente.
Per questa via l’Europa, che ha radici cristiane, diventerà demograficamente islamizzata.
Francesco I, però, non se ne preoccupa, anzi rincara la dose e prosegue: “bisogna parlare di radici al plurale perché ce ne sono tante [e non solo cristiane, ndr]. Quando sento parlare di radici cristiane dell’Europa ho qualche dubbio sul tono, che può essere trionfalista o vendicativo”.
Innanzi tutto occorre precisare che l’Islam e il Giudaismo talmudico hanno avuto un ruolo di gran lunga inferiore al Cristianesimo nella civilizzazione dell’Europa.
Quanto al “trionfalismo”, ossia quanto allo splendore e alla magnificenza (sinonimi di trionfalismo), non vedo di che cosa ci sia da vergognarsi. Nella Liturgia, che è un luogo teologico (Melchior Cano, De locis theologicis, Roma, Cucchi, 1900 ), non si canta forse “Christus vincit, Christus regnat, Christus imperat”?
Ora lex orandi, lex credendi. Quindi la Liturgia è il dogma cantato.
Giustamente Fausto Carioti commenta:
«Appassionato [Francesco I] nel difendere l’equivalenza morale delle religioni, Francesco si dimostra distante, a-valutativo, dinanzi alle nuove leggi in materia di eutanasia e riconoscimento delle coppie gay approvate in molto Paesi europei poiché “Tocca al parlamento discutere, argomentare, spiegare, ragionare [su questi temi, ndr] perché così cresce una società».
 Anche qui Carioti ha pienamente ragione. Si pensi al Family Day tenutosi a Roma nel gennaio 2016: il Vaticano non ha mandato agli organizzatori e ai fedeli presenti neppure una nota di incoraggiamento.
Cosa dire? Certamente Francesco I non ha lo spirito missionario proprio di Gesù. Anzi secondo lui la Società civile nasce dal parlamento e non da Dio, da cui deriva ogni autorità (Rom., 13, 1).
L’epoca nostra è veramente quella “del potere delle tenebre” (Lc., XXII, 53), ma Gesù alla fine trionferà come sempre in ogni periodo di persecuzione o di crisi nella Chiesa.
d. Curzio Nitoglia
21/5/2016

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