Quando parliamo di “frutti”, pensiamo innanzitutto al “Frutto benedetto” del seno della Vergine Maria.
La Redenzione è come un albero: “l’Albero della Vita”, che s’identifica con la vita intera di Nostro Signore sulla terra (dall’Incarnazione fino alla Morte in Croce); s’identifica inoltre con l’intera storia del suo Corpo Mistico, che è la Chiesa (da quando è nata, al momento in cui il suo Capo e Sposo le diede la vita, fino al momento della sua consumazione sulla Croce, che cesserà con la “Parusia” o venuta gloriosa del Signore come Re)
- la cui radice è l’Incarnazione del Figlio di Dio,
- il cui terreno divino e divinamente verginale dove fu seminato è Maria SS.ma,
- la cui linfa vitale è la Divina Volontà,
- il cui sviluppo avviene nel corso dei secoli della vita della Chiesa,
- vivificato e fecondato dal Sole dello Spirito Santo,
- durante la cui crescita ha messo fuori rami e foglie, che sono tutte le opere buone, sante e provvidenziali, le iniziative apostoliche, gli ordini religiosi, le testimonianze eroiche di fede, speranza e carità, i tanti carismi, ecc.,
- i cui fiori, sommamente svariati, rappresentano ogni sorta di virtù e quindi ogni specie di santità,
- i cui primi frutti, i più vicini secondo il tempo (secondari quanto a importanza), sono la salvezza dell’uomo,
- e il cui frutto supremo, lo scopo ultimo dell’Albero, è il Regno della Divina Volontà “come in Cielo così in terra,”, ciòè, la restaurazione del primo ordine della Creazione e dello stato di santità divina e di somiglianza con Dio nel quale l’uomo fu creato. Tale frutto supremo è perciò la salvezza di tutto il Progetto di Dio.
La Redenzione realizzata da Gesù Cristo ha lo scopo di salvare la finalità della Creazione, messa in pericolo dal peccato, e col non aver mai fatto la sua volontà umana, ma sempre Quella del Padre o Volontà Divina, espiare con tante pene le colpe degli uomini e riparare la rottura fatta dal peccato.
Dio ha accentrato nella Mamma Celeste i frutti della Redenzione:
“…Ma le mie opere portano l’impronta dell’Eterno, e non poteva la mia infinita Sapienza e il mio eterno Amore lasciare l’opera della Creazione senza i suoi effetti e senza i diritti che mi spettavano. Ecco perché la Redenzione: volli espiare con tante pene le colpe dell’uomo, col non fare mai la mia volontà, ma sempre quella della Divinità; e anche nelle cose più piccole, come il respirare, il guardare, il parlare, ecc., la mia Umanità non si muoveva, né aveva vita se non era animata dalla Volontà del Padre mio. Mi sarei contentato di morire mille volte anziché dare un respiro senza il suo Volere. Con ciò rannodai di nuovo la volontà umana con la Divina, e nella mia sola Persona, essendo anch’Io vero uomo e vero Dio, ridavo al Padre mio tutta la gloria e i diritti che gli convenivano.
Ma il mio Volere e il mio Amore non vogliono essere soli nelle opere mie, vogliono fare altre immagini simili a Me e, avendo la mia Umanità rifatto lo scopo della Creazione, per l’ingratitudine dell’uomo vidi lo scopo della Redenzione pericolante e per molti andare quasi a sfascio. Perciò, per fare che la Redenzione mi portasse gloria completa e mi desse tutti i diritti che mi si dovevano, presi un’altra creatura della famiglia umana, quale fu la mia Mamma, copia fedele della mia Vita, in cui la mia Volontà si conservava integra, e accentrai in Lei tutti i frutti della Redenzione, onde misi in salvo lo scopo della Creazione e [della] Redenzione, e la mia Mamma, se nessuno avesse profittato della Redenzione, mi avrebbe dato Lei tutto quello che le creature mi avrebbero dato”. (Vol. 13°, 26.11.1921)
- Quante profezie, preparativi e secoli dovettero precedere la Redenzione, che è opera di Salvezza; ma dopo la Redenzione fu affidata agli Apostoli, come depositari dei suoi frutti, i quali –tutti– provengono o scendono dalla Madre Celeste. (cfr Vol. 13°, 03.12.1921)
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