(Vol. 3°, 1° Maggio 1900)
Avendo fatta la Comunione, il mio dolce Gesù si è fatto vedere tutto affabilità e, siccome mi pareva che il Confessore mettesse l’intenzione della crocifissione, la mia natura sentiva quasi una ripugnanza a sottomettersi. Il mio dolce Gesù, per rincorarmi, mi ha detto: “Figlia mia, se l’Eucaristia è caparra della gloria futura, la Croce è sborso per comperarla. Se l’Eucaristia è seme che impedisce la corruzione ed è come quelle erbe aromatiche con cui, ungendosi i cadaveri, non restano corrotti, e dona l’immortalità all’anima e al corpo, la Croce l’abbellisce ed è tanto potente che, se si contraggono debiti, essa se ne fa mallevadrice e con maggior sicurezza si fa restituire la scrittura del debito contratto, e dopo che ha soddisfatto ogni debito forma all’anima il trono più sfolgorante nella gloria futura. Ah, sì, la Croce e l’Eucaristia si avvicendano insieme ed una opera più potentemente dell’altra”.
Poi ha soggiunto: “La Croce è il mio letto fiorito, non perché non soffrissi atroci spasimi, ma perché per mezzo della Croce partorivo tante anime alla grazia, vedevo spuntare tanti bei fiori che producevano tanti frutti celesti. Quindi, vedendo tanto bene, tenevo a mia delizia quel letto di dolore e mi dilettavo della croce e del patire. Anche tu, figlia mia, prendi come delizie le pene e dilettati di stare crocifissa nella mia croce. No, no, non voglio che tema il patire, quasi volessi operare da infingarda; su, coraggio, opera da valorosa ed esponiti tu stessa al patire”.
Mentre così diceva, vedevo il mio buon Angelo che stava preparato per crocifiggermi, ed io da sola ho disteso le braccia e l’Angelo mi ha crocifisso. Oh, come godeva il buon Gesù per il mio patire e quanto ero contenta io, che potevo dar gusto a Gesù essendo un’anima così miserabile! Mi pareva che fosse un grande onore per me il patire per amor suo.
Nessun commento:
Posta un commento