Non tutti gli atti di Gesù furono grandi all’apparenza, specialmente nella sua infanzia; ma essendo frutto del suo Volere ed uniti alla sua Divinità erano così grandi da poter creare miliardi di vite. La sua Umanità non ebbe riposo: nello stesso sonno operava incessantemente ed intensamente, dovendo dare vita a tutti e a tutto e rifare tutto in Sé:
“…La mia Umanità non ebbe riposo e nel mio stesso sonno Io non ebbi tregua, ma intensamente lavoravo; e questo perché, dovendo dare vita a tutti e a tutto e rifare in Me tutto, mi conveniva lavorare senza smettere un istante, e chi deve dar vita deve essere un continuo moto e un atto non interrotto. Sicché Io stavo in continuo atto di far uscire da Me vite di creature e di riceverle. Se Io avessi voluto riposare, quante vite non uscirebbero? Quante, non avendo il mio atto continuo, non si svilupperebbero e resterebbero appassite? Quante non entrerebbero in Me, mancando l’atto di vita di Chi solo può dar vita?
Ora, figlia mia, volendoti insieme con Me nel mio Volere, voglio il tuo atto continuo: sicché la tua mente desta è atto, il mormorio della tua preghiera è atto, i movimenti delle tue mani, i palpiti del tuo cuore, il muovere il tuo sguardo sono atti. Saranno piccoli, ma che m’importa? Purché ci sia il moto, il germe, Io li unisco ai miei, li faccio grandi e do loro virtù di produrre vite.
Anche i miei atti non furono tutti atti apparentemente grandi, specie quando Io, piccino, gemevo, succhiavo il latte dalla mia Mamma, mi trastullavo col baciarla, carezzarla, intrecciare le mie manine alle sue… Più grandetto, coglievo i fiori, prendevo l’acqua ed altro; questi erano tutti atti piccoli, ma erano uniti nel mio Volere, nella mia Divinità, e ciò bastava, ed erano tanto grandi da poter creare milioni e miliardi di vite. Sicché, mentre gemevo, dai miei gemiti uscivano vite di creature; succhiavo, baciavo, carezzavo, ma erano vite che uscivano; nelle mie dita intrecciate con le mani della Mamma scorrevano le anime, e mentre coglievo i fiori e prendevo l’acqua, erano anime che uscivano dal palpito del mio increato Cuore ed entravano. Il mio moto fu continuo: ecco la ragione della tua veglia.
Quando vedo il tuo moto, i tuoi atti nel mio Volere ed ora si mettono al mio fianco, ora scorrono nelle mie mani, ora nella mia voce, nella mia mente, nel mio Cuore, Io ne faccio nota di tutti e a ciascuno do vita nel mio Volere, dando loro la virtù dei miei e li faccio correre a salvezza e a bene di tutti”. (Vol. XII: 28-12-1917).
Serva di Dio Luisa Piccarreta
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