(Vol. 2°, 9 Luglio 1899)
Questa mattina Gesù ha voluto rinnovare le pene della crocifissione. Prima mi ha trasportata fuori di me stessa, sopra un monte, e mi ha domandato se volevo crocifiggermi; ed io: “Sì, Gesù mio, non altro bramo che la croce”. Mentre così dicevo, si è presentata una croce grandissima, sopra di essa mi ha distesa e con le sue proprie mani mi ha inchiodato. Che pene atroci soffrivo, nel sentirmi trapassare le mani e piedi da quei chiodi, che per giunta erano spuntati e per farli penetrare si stentava e si soffriva molto, ma con Gesù riusciva tutto tollerabile.
Dopo che ha terminato di crocifiggermi mi ha detto: “Figlia mia, mi servo di te per poter continuare la mia Passione. Siccome il mio corpo glorificato non può essere capace di più soffrire, onde venendo in te, mi avvalgo del tuo corpo come mi avvalsi del mio nel corso della mia vita mortale, per poter continuare a soffrire la mia Passione 1 e così poterti offrire innanzi alla divina giustizia come vittima vivente di riparazione e di propiziazione”.
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