lunedì 17 ottobre 2022

«Rendere testimonianza alla verità»

 


«Rendere testimonianza alla verità»

(Gv 18, 37)


Non esiste virtù che la verità esoneri dal praticare. Ad ogni incrocio, infatti, la direzione giusta è immancabilmente quella della verità.

➥ Nelle nostre relazioni con Dio: nella preghiera personale e in quella pubblica; nei propositi e negli esami di coscienza; nella confessione e nella comunione; nello studio e nella predicazione.

➥ Nel trattare con il prossimo: con i membri della propria famiglia e con gli estranei; con i superiori e con gli inferiori; nell’organizzare la pastorale e nella direzione delle coscienze.

➥ Nel condurre noi stessi: quando torna conto e quando c’è da rimetterci; nell’ora delle grandi promesse e nel grigiore delle giornate anonime; nel tempo dell’entusiasmo e in quello dell’abbattimento.

➥ In ogni situazione: nel segreto e in pubblico; nel lavoro e nel gioco; nello scrivere e nel rispondere al telefono; nelle faccende domestiche e nel mondo degli affari.

Non illudiamoci troppo in fretta d’essere nella verità, perché la verità abbraccia ogni istante dell’esistenza, e ogni dimensione: nulla gli può essere sottratto, nulla va escluso.

Il conservarci fedeli alla verità implica da parte nostra:

✔ spirito di obbedienza, perché domanda un ossequio totale della mente e della volontà;

✔ spirito di povertà, perché richiede un santo disinteresse per ogni altro vantaggio;

✔ spirito di servizio, perché esige una umiltà e una dedizione a tutta prova;

✔ spirito di sacrificio, fino a saper morire per essa. Se tutti i cristiani sono chiamati a vivere per la verità, quale esigenza di verità dovrebbe prendere noi Sacerdoti e Religiosi, fatti segno di così grande predilezione?

Scelti tra gli uomini per perpetuare la sua stessa missione salvifica, che si estende sino ai confini del mondo e a tutte le genti, siamo tenuti al massimo impegno per una salvezza che è eterna.

Ma per poter illuminare, per essere creduti, seguiti... tutta la nostra vita deve apparire evangelica, vera, coerente.

Di Gesù è detto che «non si trovò inganno sulla sua bocca» (cf. 1 Pt 2, 22).

E a noi san Giovanni ricorda: 

«Chi dice di dimorare in Cristo, 

deve comportarsi come lui si è comportato» (1 Gv 2, 6).

La sincerità è ciò che rende possibile la comunione tra gli uomini, la fiducia.

Dove manca la sincerità manca la credibilità.

Nei confronti del prossimo la nostra più grande sincerità è vivere come parliamo, confermare con la vita ciò che predichiamo, testimoniare la bontà del Vangelo.

Mostrare un Vangelo vivo e non solo scritto sulla carta o sui buoni sentimenti.

La maniera migliore per predicare il Vangelo, la più convincente, è proprio questa: viverlo!

Con tutta probabilità, anche se ci crediamo poco, è anche la maniera più facile.

Possiamo lambiccarci il cervello in mille ragionamenti, scrivere libri o predicare missioni e tridui... ma niente è più convincente di una vita santa, di una carità generosa, evidente; niente attira più di un cuore «mite e umile» (Mt 11, 29).

Con quale autorità e coraggio parleremo di Dio e delle esigenze del Vangelo se noi, Preti, non lo conosciamo, e i nostri comportamenti smentiscono le parole di santità e di perfezione, e ci dichiarano lontani da un serio impegno ascetico?

La prima forma di lealtà sta nel poter dire: «Parlo di ciò che conosco, che provo, che vivo; fate anche voi altrettanto; io ho creduto, ho sperimentato...». Perciò il confronto con il Vangelo diventi continuo ed immediato!

I pensieri e le azioni siano in sintonia con gli insegnamenti e gli esempi del Cristo!

Solo così non saremo impacciati nell’indicare la via della vita ai giovani e ai ragazzi, nel riprendere chi è nell’errore.

Il compito di rimanere fedeli con tutto l’impegno al nostro dovere, alla nostra missione, all’ufficio che ci è stato dato per un bene senza confini, è chiaro. Non siamo buoni o cattivi soltanto per noi stessi. Una lampada non è accesa perché rischiari solo se stessa: deve illuminare tutta la stanza in cui è posta, tutto ciò che la circonda (cf. Mt 5, 15).

Dio ci ha chiamati per la salvezza del suo gregge, ci ha reso responsabili dei suoi figli: ogni nostra sconfitta ha delle conseguenze imprevedibili.


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