Segui, o piccola anima, le orme del tuo Signore, cammina mettendo il piede sull'orma insanguinata del suo piede, ne ritrarrai forza, alacrità e costanza.
Ascolta, e intendi il significato delle sue immolazioni.
Se l'orto degli ulivi raffigura l'anima, la simboleggia ancor più la colonna alla quale fu legato. Contempla quel Corpo santissimo stretto da corde a quel gelido marmo, e contempla ancora la crudeltà del supplizio, l'accanimento dei Giudei e la tempesta dei flagelli.
Dalle Carni immacolate, purissime, perfettissime di Gesù, parte come una luce misteriosa e una fragranza di Cielo: la vita soprannaturale della grazia, la vita della santità, la stessa vita divina; ma l'odio da cui è accecato l'uomo ne impedisce l'intuizione e la visione radiosa.
La colonna è figura dell'anima a cui Gesù si lega e si abbandona con tutta la tenerezza del suo amore infinito.
Prima del peccato originale, l'uomo saliva a Dio quasi spontaneamente con tutte le facoltà, trovando, nell'unione con Lui, il motivo del gaudio supremo e l'essenza di tutta la vita.
Per il peccato l'uomo non potè più salire, sentì invece una forza continua che lo piegò più lontano dal suo Dio.
E Gesù venne con la sua Redenzione, con la sua Misericordia, con la sua Passione volontaria, con il suo Sangue; venne a unirsi all'uomo e si legò a lui per trasportarlo al regno celeste.
Gesù si è legato ad ogni anima.
Me lo dice Lui, e afferma che le catene con le quali si è legato sono di metallo purissimo e prezioso, e mentre legano a Lui, concedono all'anima l'assoluta libertà nel regno del santo amore.
E ancora mi ripete che troppo poche anime comprendono questo mistero di misericordia; molte non lo vogliono conoscere, molte lo disprezzano, molte ancora lasciano che Gesù sia flagellato ad ogni istante dalle passioni che insorgono, dalla natura che s'impone sulla grazia, dalle mille infedeltà che indeboliscono lo spirito.
O mio Signore Gesù, dolcissimo, amabilissimo Re, Sovrano e Padrone di tutte le cose, Ti contemplo nello stato della umiliazione più avvilente, legato alla colonna e flagellato.
Ma come posso contemplarTi senza arrossire, senza piangere e senza tremare?
Sono io la colonna gelida, insensibile alle mistiche voci di dolore e di amore che partono dalle vive piaghe prodotte dalla flagellazione; sono io che percuoto e strazio e flagello le tue membra adorabili, io che insulto la tua augusta Divinità, la tua Sacra Umanità [...].
O Misteri del mio Gesù! La Circoncisione fu dolorosa, ma ebbe il carattere di una cerimonia, l'agonia manifestò la veemenza del tuo amore infinito, la flagellazione fu, invece, l'espressione della iniquità umana, continuata poi lungo i secoli dal peccato, dalle ingratitudini, dalle nostre indegnità.
O mio Gesù, perdonami, perdonaci! q. 28: luglio, s.g.
SR. M. ANTONIETTA PREVEDELLO
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